giovedì 29 agosto 2013

Fisco, il 19 agosto 2013 ha debuttato il redditometro Partono i controlli anti-evasione sulle dichiarazioni del 2010. Ma per la Cgia di Mestre si recupera solo lo 0,7% del totale.

Software e banche dati sono pronti. I funzionari delle Entrate istruiti. E i dubbi legali fugati, visto che una sentenza del Tribunale di Napoli ha stabilito che non c'è violazione la privacy.
 

CACCIA AGLI EVASORI. Così lunedì 19 agosto, dopo una fase di rodaggio, entra ufficialmente in vigore il nuovo redditometro 2013, pronto a identificare potenziali evasori fiscali.
Inizialmente, precisa il Corriere della Sera, saranno scandagliati i redditi del 2009, dichiarati nel 2010. Il sistema è in grado di ricostruire per ciascun contribuente le spese effettuate di cui l’amministrazione fiscale ha certezza (quasi tutte sono presenti nelle banche dati collegate all’Agenzia) e di metterle a confronto con il reddito dichiarato in quell’anno.
 
SCARTO DEL 20%. In questo modo, verranno evidenziati tutti i casi in cui la differenza è superiore al 20%, la soglia che fa scattare l’accertamento.
All’inizio gli ispettori fiscali si concentreranno sui casi in cui la differenza tra il dichiarato e la spesa accertata è più elevata. Poi i controlli saranno estesi, tanto che ne sono previsti a regime 35 mila all’anno.
Il nuovo strumento prevede un doppio contraddittorio tra il Fisco e i contribuenti ancor prima dell’apertura formale dell’accertamento e alcune garanzie specifiche, che con il vecchio sistema non c’erano.
 
PRIMA LA VERIFICA. Se il redditometro evidenzia uno scarto tra il reddito e le spese superiore al 20%, che non quadra neanche considerato il reddito familiare complessivo, il contribuente viene invitato a presentarsi negli uffici dell’Agenzia e già in questa prima fase potrà dare le spiegazioni necessarie.
E dimostrare che la casa o l’automobile è stata acquistata con i risparmi degli anni passati, o con soldi già tassati, perché magari sono rendite finanziarie, o che è stata una donazione dei genitori. Se le prove sono convincenti (atti, o i bonifici o le fatture) il caso si chiude, senza conseguenze.
 
POI IL CONTRADDITTORIO. Se il Fisco dovesse invece avere ancora dei sospetti si apre una seconda fase del contraddittorio, più approfondita, in cui si chiede ragione ai contribuenti anche delle spese “stimate”, cioè di quelle più piccole e appunto calcolate in base agli indici Istat (come il vitto, le spese per i vestiti, i trasporti, il tempo libero).
In questo caso potranno essere opposte anche argomentazioni logiche (e non necessariamente prove documentali) per contestare le spese presunte (per esempio l’uso dell’auto di un parente o della mensa aziendale).
 
INFINE L'ACCERTAMENTO FORMALE. Se anche al termine di questa fase il Fisco mantenesse le sue pretese, ovvero di far pagare le tasse sul reddito effettivo calcolato con il redditometro, e non su quello dichiarato, si aprirebbe l’accertamento formale.
L’amministrazione dovrà quantificare il maggior reddito accertabile e la maggiore imposta da pagare, e chiedere al contribuente di aderire al pagamento delle somme richieste. Arrivati a quel punto non restano che due strade: pagare entro 15 giorni per avere le sanzioni ridotte, oppure avviare un contenzioso alla giustizia tributaria.

Fonte:  http://www.lettera43.it/

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