sabato 21 settembre 2013

I difetti italici li ritroviamo tutti nella nostra politica estera.


Alla politica estera italiana, in realtà, non mancano le idee chiare sulle linee guida: una volta, dicevi atlantismo ed europeismo ed avevi detto (quasi) tutto, perché un po’ di attenzione al Medio Oriente, se non altro per la vicinanza, l’abbiamo sempre avuta. Adesso la Bonino declina così i suoi tre filoni principali: Diplomazia della Crescita, Europa e crisi del Mediterraneo; e, più o meno, ci siamo. Il problema non sono le pentole, semmai i coperchi: quando si tratta di calare principi e linee guida nei singoli episodi, inanelliamo incidenti di percorso, particolarismo invece di visione generale, episodicità invece di costanza, quantità invece di qualità.

Certo, non ci aiuta, a noi che Grande Potenza non siamo mai stati, neppure con la Terza Sponda e dieci milioni di baionette, l’assenza di una politica estera e di sicurezza europea, dentro la quale potremmo talora mimetizzarci. Dal 2008 pure la parvenza di politica estera europea s’è volatizzata: con la crisi, l’Ue pensa solo al proprio ombelico; e nessuno sa essere irrilevante come Lady Ashton.

Nel frattempo il Ministro Bonino pone l'accento sulla difesa della Corte penale internazionale, che rischia di essere indebolita dai tagli di bilancio e, soprattutto, dai tanti Stati africani che si sentono le uniche vittime delle inchieste per crimini contro l'umanità. Quanto alla moratoria della pena capitale, l'Italia sta lavorando per creare un 'gruppo di pressione' con altri Stati. Una prima e importante occasione di confronto sarà l'assemblea generale dell'Onu, la prossima settimana a New York. Ma del fatto che l'Italia abbia consegnato per ben tre volte Salvatore Girone e Massimiliano Latorre nelle mani indiane, Stato in cui vige la pena di morte, La Bonino non ne parla.

Nell'ultimo anno la diplomazia italiana ha cercato di riguadagnare credibilità e influenza sia in Europa che nel vicinato, ma ha dovuto fare i conti non solo con la perdurante crisi economica, che ne ha limitato la proiezione esterna, ma anche con il sempre più evidente spostamento dell'asse strategico degli Usa verso l'Asia e con il generale indebolimento della cooperazione multilaterale.
L'edizione 2013 dell'annuario Iai-Ispi analizza i vari aspetti dell'azione internazionale dell'Italia, soffermandosi sulle sfide principali che il paese ha dovuto affrontare: il confronto con i partner dell'Ue sulle modalità di risposta alla crisi e sulle nuove tappe dell'integrazione europea; il suo ruolo nel Mediterraneo dopo la Primavera araba; l'esigenza impellente di recuperare competitività sui mercati internazionali; la ristrutturazione non più prorogabile delle Forze armate; la complicata gestione dei rapporti con l'India dopo il fermo dei marò della "Enrica Lexie".
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Nell'ultimo anno la diplomazia italiana ha cercato di riguadagnare credibilità e influenza sia in Europa che nel vicinato, ma ha dovuto fare i conti non solo con la perdurante crisi economica, che ne ha limitato la proiezione esterna, ma anche con il sempre più evidente spostamento dell'asse strategico degli Usa verso l'Asia e con il generale indebolimento della cooperazione multilaterale.
L'edizione 2013 dell'annuario Iai-Ispi analizza i vari aspetti dell'azione internazionale dell'Italia, soffermandosi sulle sfide principali che il paese ha dovuto affrontare: il confronto con i partner dell'Ue sulle modalità di risposta alla crisi e sulle nuove tappe dell'integrazione europea; il suo ruolo nel Mediterraneo dopo la Primavera araba; l'esigenza impellente di recuperare competitività sui mercati internazionali; la ristrutturazione non più prorogabile delle Forze armate; la complicata gestione dei rapporti con l'India dopo il fermo dei marò della "Enrica Lexie".
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