lunedì 16 settembre 2013

IL CONGO CONTRASTA I CLANDESTINI. L'ITALIA?

Merito a Papa Francesco che con forza e determinazione ha posto sotto la lente il fenomeno migratorio che così come si manifesta è disastroso per molti stati e in particolare per l’Italia.
Le persone in condizioni di estrema sofferenza suscitano sentimenti di pietà e sconforto insieme. Un fenomeno migratorio delle attuali dimensioni, deve essere analizzato con attenzione e rigore e senza pregiudizi.
La visita di Papa Francesco a Lampedusa è servita a focalizzare non solamente l’aspetto tragico delle vite stroncate, dei corpi che giacciono in fondo al mare, ma anche il losco mercato che c’è dietro.
Papa Francesco ha fatto esplicito riferimento ai “trafficanti che sfruttano la povertà” e ne fanno fonte di guadagno.
 
Il fenomeno migratorio , nelle attuali dimensioni, supera largamente i limiti fisiologi del trasferirsi in terre diverse per molteplici esigenze, per caratterizzarsi invece come fenomeno invasivo e destabilizzante.
Anche l’ Australia , ove esiste la necessità di popolare il vastissimo territorio, non consente un ingresso incontrollato e indiscriminato di migranti, perché temono che l’immigrazione massiccia e non graduata faccia saltare gli equilibri sociali ed economici del paese, che invece un’immigrazione controllata e filtrata consente di salvaguardare.
Pure il governo di Brazzaville (Congo) ha dal 1983 una legge che contrasta l’immigrazione clandestina, estremamente simile a quella vigente in Italia, che Maroni da ministro degli Interni, aveva perfezionato con accordi bilaterali con vari paesi .
In Europa e particolarmente in Italia si deve preservare il giusto equilibrio tra popolazione e territorio; c’è l’assoluta esigenza di salvaguardare il territorio, di non ridurre ulteriormente le superfici coltivabili. Alterare e contrastare questo fenomeno, è un’ulteriore vulnus alle sacralità di vita e terra.
L’attuale politica di favorire le migrazioni bibliche, da un lato rallenta lo sviluppo dei paesi d’emigrazione e dall’ altro favorisce chi vuole conquistare, a basso prezzo le ricchezze che negli stessi ci sono; in parallelo danneggia gravemente gli stati che oggi appaiono oasi felici e in quanto percepiti come tali, mete ambite.
Si propone una riflessione, conviene fermare gli sbarchi, lavorare per valorizzare le risorse del territorio e rendere l’Africa un continente che estrae, trasforma e esporta ?
Oggi già in alcuni stati, come nella Repubblica del Sudafrica esiste un livello di vita che trattiene gli abitanti da emigrare.
Non è pensabile che con l’emigrazione si risolvano i problemi di paesi, in cui la fame è usata come arma impropria per rubare e per far fuggire chi per diritto di nascita ha la proprietà di quei territori e di quanto in essi c’è. In un futuro non molto distante, seguendo giuste politiche di sviluppo, il continente africano ha prospettive migliori di quello europeo.
Lu ius soli è sostenuto da alcuni come diritto naturale e come diritto umano, ma lo si deve leggere nel modo giusto, ovvero come diritto a disporre di quanto c’è sopra e sotto la terra a cui si appartiene.
Gli attuali fenomeni migratori sono una riedizione della tratta degli schiavi che aveva lo scopo di importare forza lavoro; oggi di obbiettivi ne ha due, quello di spopolare territori ricchi di ricchezze minerarie e di costringere i titolari di quelle risorse a lavorare per pochi soldi in altri Paesi. Si potrebbe arrivare al paradosso che, in tempi relativamente brevi, le terre da cui oggi si fugge abbiano cambiato volto e non siano più paesi di emigrazione, ma d’immigrazione.
La geografia politica è mutata, non vi sono solo gli stati disegnati sugli atlanti, sulle carte geografiche, ma ne esistono altri che non sono tracciati , ma che sono talmente potenti da condizionare tutto e tutti ; sono le multinazionali, veri stati merceologici che tagliano alberi, scavano e perforano senza pagare il giusto prezzo e senza creare lavoro, decidono chi deve emigrare, dove andare e paradossalmente, innalzando le bandiere dei diritti umani e dell’accoglienza, rubano, uccidono e creano disordine per poi appellarsi alla comprensione umana , impropriamente usata come scudo.
E’ credibile che quelle persone che vediamo arrivare in condizioni pietose e miserevoli abbiano organizzato e pagato in proprio i viaggi della speranza, a volte di morte , ma sempre di sofferenza?
Chi paga per loro?

Fonte: Marcello Ricci

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