sabato 12 ottobre 2013

Altra umilizaione - Bandiera bianca sui marò: l'India può indagare in Italia


Foto: QUOTIDIANO LIBERO, edizione 12 ottobre 2013 : ESTERI

ALTRA UMILIAZIONE: Bandiera bianca sui marò: l’India può indagare in Italia  
Nuova Delhi non ha mai collaborato coi nostri investigatori, ma ora Roma le concede mano libera. Così potranno interrogare i colleghi di Girone e Latorre

Maria G. Maglie


Adesso arrivano i poliziotti della Nia, l’antiterrorismo indiano, e gli apriamo le porte, consentiamo loro di indagare sul nostro territorio infischiandosene delle nostre indagini, anzi ignorandole bellamente, come ignorarono nel 2011 gli ufficiali del Ros che l’Italia aveva mandato in India per contribuire alle indagini o almeno per osservarle. Scandalo, disse il governo indiano, come osate toccare la sovranità nazionale? La nostra di sovranità invece si può gettare nell’immondizia dopo averci orinato sopra, tanto chi volete che la difenda, occupati come sono premier e vice premier a battersi il petto per i clandestini e stanziare denaro sottratto agli italiani. Massimiliano Latorre e Salvatore Girone: due cittadini italiani da 600 giorni sono lasciati in ostaggio di uno Stato che esercita su di loro un diritto non contemplato da nessuna norma internazionale. Due militari italiani hanno avuto la sorte di incappare in un incidente eccezionale mentre erano impegnati a difendere gli interessi nazionali, e lo facevano anche nel rispetto di decisioni 
delle Nazioni Unite e dell’Unione Europea, istituzioni che in questi 600 giorni non hanno ritenuto di dover spendere una parola. Tace anche un solitamente iperattivo Capo dello Stato italiano, che pure è designato dall’articolo 27 della Costituzione Capo Supremo delle Forze Armate, hanno taciuto e continuano a farlo due Presidenti del Consiglio che si sono succeduti in questi 19 mesi, l’attuale governino dei bravi ragazzi delle larghe intese,se ne infischiano altamente Camera e Senato. Scrive sulla pagina di Facebook Giulio Terzi, in prima fila nella resistenza clandestina dal giorno delle sue coraggiose dimissioni da ministro degli Esteri: «600 GIORNI... RAGAZZI, VI RIVOGLIAMO A CASA!!! Questa domenica iniziativa pro-Marò: DIGIUNO simbolico (ma reale!) per 24 ore, per chiedere: (1) il rientro dei nostri due Soldati, da 600 giorni impropriamente trattenuti in India, nonostante per due volte siano stati riportati in Italia; (2) maggiore e più incisiva attenzione al caso da parte del Governo Italiano; (3) apertura di un Arbitrato Internazionale che metta formalmente in discussione la giurisdizione indiana; (4) informazione trasparente sul caso, perché il tempo del “non rendere conto alla cittadinanza” è chiuso da un pezzo». Tra i tanti commenti, perché una rete di italiani che si occupano e si preoccupano dello scandalo c’è, uno dice candidamente: «Preferisco quarantamila con i fischietti davanti alla Farnesina». Perché non davanti a Palazzo Chigi, visto che per un ministro degli Esteri che si disinteressa palesemente del problema, che è arrivata a dire di non avere certezze sull’innocenza dei due fucilieri di marina, che ha inaugurato un sito di dibattito ufficiale su Facebook per poi censurarlo, c’è, e viene prima, un presidente del Consiglio che ha nominato nientemeno che suo inviato speciale un ex sottosegretario agli Esteri già distintosi per incapacità, Staffan de Mistura, e ha ritenuto di aver esaurito così i suoi obblighi in materia. Il generale in congedo Fernando Termentini è insieme a Giulio Terzi la persona più coinvolta e informata sulla vicenda. La segue con attenzione dal suo blog e segue quel che scrivono i giornali indiani, uniche fonti di informazione in assenza o in mistificazione di quelle italiane. L’altro ieri il quotidiano indiano The Economic Times ha scritto che l’India invierà a Roma una missione della polizia investigativa Nia per interrogare quattro altri fucilieri di Marina. In questo modo si risolverebbe l’impasse che impedisce la chiusura delle indagini sull'incidente, un compromesso disonorevole il cui maggior sponsor è de Mistura, e che non è affatto detto che basti agli avidi indiani. Infatti il Times of India informa che nel governo di Delhi permangono posizioni divergenti. Il ministro degli Interni Sushilkumar Shinde continua a sostenere la fermezza della Corte suprema in disaccordo con il Ministro degli Esteri Salman Kurshid che vorrebbe attenuare la tensione diplomatica tra le due Nazioni. Certo è che lasciamo entrare un’Agenzia investigativa di uno Stato terzo esperta in antiterrorismo, che potrà interrogare sul suolo nazionale quattro militari italiani sospettati di essere coinvolti in vicende accadute mentre difendevano in acque internazionali la sicurezza del territorio italiano. È un ulteriore cedimento italiano, a dimostrare la non volontà di pretendere la garanzia dell’immunità ai nostri militari all’estero. Non riguarda solo l’India e i due marò, è un precedente gravissimo che coinvolge tutti gli italiani in uniforme che rappresentano l’Italia in aree del mondo a rischio. Immaginatevi per esempio cosa potrebbe accadere a un militare italiano che per esempio in Libano sia coinvolto anche in un banale incidente automobilistico con un morto locale. Termentini si è rivolto in extremis direttamente a Giorgio Napolitano: «Presidente ho letto con attenzione le Sue parole sugli apparti dello Stato impegnati a Lampedusa e come Ufficiale Generale in congedo ne sono orato in quanto evidenziano la Sua vicinanza anche a coloro che la Costituzione Le ha affidato come Capo Supremo. Con l’occasione il Suo pensiero potrebbe essere completato ricordando che da 600 lunghi giorni due cittadini italiani, anche loro Suoi sottoposti, sono ingiustamente tenuti in ostaggio da uno Stato Terzo. Io li ho ricordati con queste parole: Massimiliano e Salvatore vi garantisco però che non siete stati abbandonati dai vostri concittadini. Moltissimi italiani, centinaia di italiani ogni giorno si impegnano per tenere alta l’attenzione istituzionale, con parole ma anche con fatti come la giornata del digiuno a voi dedicata domenica 13». Intanto arrivano gli 007 indiani, e dopo digiuno e appelli estremi non resteranno che i picchetti a Palazzo Chigi.

Adesso arrivano i poliziotti della Nia, l’antiterrorismo indiano, e gli apriamo le porte, consentiamo loro di indagare sul nostro territorio infischiandosene delle nostre indagini, anzi ignorandole bellamente, come ignorarono nel 2011 gli ufficiali del Ros che l’Italia aveva mandato in India per contribuire alle indagini o almeno per osservarle. Scandalo, disse il governo indiano, come osate toccare la sovranità nazionale? La nostra di sovranità invece si può gettare nell’immondizia dopo averci orinato sopra, tanto chi volete che la difenda, occupati come sono premier e vice premier a battersi il petto per i clandestini e stanziare denaro sottratto agli italiani. Massimiliano Latorre e Salvatore Girone: due cittadini italiani da 600 giorni sono lasciati in ostaggio di uno Stato che esercita su di loro un diritto non contemplato da nessuna norma internazionale. 

Due militari italiani hanno avuto la sorte di incappare in un incidente eccezionale mentre erano impegnati a difendere gli interessi nazionali, e lo facevano anche nel rispetto di decisioni delle Nazioni Unite e dell’Unione Europea, istituzioni che in questi 600 giorni non hanno ritenuto di dover spendere una parola. 

Tace anche un solitamente iperattivo Capo dello Stato italiano, che pure è designato dall’articolo 27 della Costituzione Capo Supremo delle Forze Armate, hanno taciuto e continuano a farlo due Presidenti del Consiglio che si sono succeduti in questi 19 mesi, l’attuale governino dei bravi ragazzi delle larghe intese,se ne infischiano altamente Camera e Senato. 

Scrive sulla pagina di Facebook Giulio Terzi, in prima fila nella resistenza clandestina dal giorno delle sue coraggiose dimissioni da ministro degli Esteri: «600 GIORNI... RAGAZZI, VI RIVOGLIAMO A CASA!!! Questa domenica iniziativa pro-Marò: DIGIUNO simbolico (ma reale!) per 24 ore, per chiedere: 
(1) il rientro dei nostri due Soldati, da 600 giorni impropriamente trattenuti in India, nonostante per due volte siano stati riportati in Italia; 
(2) maggiore e più incisiva attenzione al caso da parte del Governo Italiano; 
(3) apertura di un Arbitrato Internazionale che metta formalmente in discussione la giurisdizione indiana; 
(4) informazione trasparente sul caso, perché il tempo del “non rendere conto alla cittadinanza” è chiuso da un pezzo». 

Tra i tanti commenti, perché una rete di italiani che si occupano e si preoccupano dello scandalo c’è, uno dice candidamente: «Preferisco quarantamila con i fischietti davanti alla Farnesina». Perché non davanti a Palazzo Chigi, visto che per un ministro degli Esteri che si disinteressa palesemente del problema, che è arrivata a dire di "non avere certezze sull’innocenza dei due fucilieri di marina", che ha inaugurato un sito di dibattito ufficiale su Facebook per poi censurarlo, c’è, e viene prima, un presidente del Consiglio che ha nominato nientemeno che suo inviato speciale un ex sottosegretario agli Esteri già distintosi per incapacità, Staffan de Mistura, e ha ritenuto di aver esaurito così i suoi obblighi in materia. 

Il generale in congedo Fernando Termentini è insieme a Giulio Terzi la persona più coinvolta e informata sulla vicenda. La segue con attenzione dal suo blog e segue quel che scrivono i giornali indiani, uniche fonti di informazione in assenza o in mistificazione di quelle italiane. 

L’altro ieri il quotidiano indiano The Economic Times ha scritto che l’India invierà a Roma una missione della polizia investigativa Nia per interrogare quattro altri fucilieri di Marina. In questo modo si risolverebbe l’impasse che impedisce la chiusura delle indagini sull'incidente, un compromesso disonorevole il cui maggior sponsor è de Mistura, e che non è affatto detto che basti agli avidi indiani. Infatti il Times of India informa che nel governo di Delhi permangono posizioni divergenti. 

Il ministro degli Interni Sushilkumar Shinde continua a sostenere la fermezza della Corte suprema in disaccordo con il Ministro degli Esteri Salman Kurshid che vorrebbe attenuare la tensione diplomatica tra le due Nazioni. Certo è che lasciamo entrare un’Agenzia investigativa di uno Stato terzo esperta in antiterrorismo, che potrà interrogare sul suolo nazionale quattro militari italiani sospettati di essere coinvolti in vicende accadute mentre difendevano in acque internazionali la sicurezza del territorio italiano. È un ulteriore cedimento italiano, a dimostrare la non volontà di pretendere la garanzia dell’immunità ai nostri militari all’estero. 

Non riguarda solo l’India e i due marò, è un precedente gravissimo che coinvolge tutti gli italiani in uniforme che rappresentano l’Italia in aree del mondo a rischio. Immaginatevi per esempio cosa potrebbe accadere a un militare italiano che per esempio in Libano sia coinvolto anche in un banale incidente automobilistico con un morto locale. 

Termentini si è rivolto in extremis direttamente a Giorgio Napolitano: «Presidente ho letto con attenzione le Sue parole sugli apparti dello Stato impegnati a Lampedusa e come Ufficiale Generale in congedo ne sono orato in quanto evidenziano la Sua vicinanza anche a coloro che la Costituzione Le ha affidato come Capo Supremo. Con l’occasione il Suo pensiero potrebbe essere completato ricordando che da 600 lunghi giorni due cittadini italiani, anche loro Suoi sottoposti, sono ingiustamente tenuti in ostaggio da uno Stato Terzo. Io li ho ricordati con queste parole: Massimiliano e Salvatore vi garantisco però che non siete stati abbandonati dai vostri concittadini. Moltissimi italiani, centinaia di italiani ogni giorno si impegnano per tenere alta l’attenzione istituzionale, con parole ma anche con fatti come la giornata del digiuno a voi dedicata domenica 13». 

Intanto arrivano gli 007 indiani, e dopo digiuno e appelli estremi non resteranno che i picchetti a Palazzo Chigi.

 Fonte: QUOTIDIANO LIBERO, edizione 12 ottobre 2013 : ESTERI
           Maria G. Maglie

1 commento:

  1. .... e ti meravigli? ma ci possiamo ancora definire Stato sovrano dopo aver ceduto tutto e di più ed esserci messi nelle mani di questa europa degli affari loro? da noi ormai è tutto concesso. Ricordiamo il caso Abu Omar o quello di Alma Shalabayeva dove tutto hanno potuto fare a totale insaputa del governo? io mi meraviglio che questi indiani vengano in Italia dichiarando di farlo, potevano tranquillamente venire anche senza annunciarlo e gli sarebbe stato facile portare in India anche gli altri quattro "Maro" sempre a loro (del governo) insaputa. uno vero schifo italiota a favore di certi interessi commerciali.

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