mercoledì 9 ottobre 2013

La perizia balistica: l'unica "prova", di Luigi Di Stefano


Esistono tutta una serie di elementi tecnici e procedurali che permetterebberoa gli avvocati difensori di contestare la validità e l'attendibilità della perizia balistica fatta nel Kerala. 

1) Procedurale - La decisione del Tribunale di Kollam del 29/02/2012 di non ammettere alla perizia balistica i due esperti nominati dalla difesa invaliderebbe la stessa in qualsiasi tribunale di uno Stato di Diritto. 
La perizia balistica è "giuridicamente nulla" e andrebbe rifatta se ancora esistono gli elementi per poterla rifare in presenza dei Consulenti Tecnici nominati dalla difesa. Ma poichè lo stesso Tribunale di Kollam ha disposto la riconsegna delle salme ai familiari per la sepoltura, e la riconsegna del peschereccio St. Antony al proprietario, atti che equivalgono alla distruzione dei reperti giudiziari per mancata custodia, per responsabilità del Tribunale di Kollam non sarà possibile rieseguire nuove esami delle salme da parte del Medico Legale o l'analisi tecnica del peschereccio dagli esperti nominati dalla difesa. 
La replica o il riesame da parte della NIA che non dispone delle salme e del peschereccio è inefficace dal punto di vista processuale, e ovviamente non si può sostenere che durante il dibattimento gli avvocati difensori potrebbero chiede il riesame di salme e peschereccio perchè non esistono più.
L'aver sottratto ai diritti della difesa questi elementi è stato un grave errore del Tribunale di Kollam, che ne porta per intero la responsabilità. 

2) Tecnico - il referto dell'autopsia delle salme eseguita in India il giorno 16/02 (successivo ai fatti) ed esaminato per le vie brevi da un giornalista italiano indica la repertazione di un proiettile con misure totalmente incompatibili a quelli in dotazione ed usati dai due imputati. Calibro 7.62mm quello repertato,
calibro 5.56mm quelli in dotazione ai militari italiani a bordo della Enrica Lexie.
  
3) Tecnico - i numeri di matricola dei fucili sequestrati dalle autorità indiane da cui si dichiara siano usciti i proiettili che hanno colpito il peschereccio e ucciso le due vittime non sono quelli in dotazione ai due imputati. Quindi le autorità indiane tengono sotto accusa due persone che la loro stessa perizia balistica dichiara innocenti. Questo è un grave indizio che le armi sequestrate siano state usate, esclusi appunto i tecnici della difesa e distrutte salme e peschereccio, per costruire false prove a carico. E' evidente che al momento in cui si è chiusa la perizia balistica (i primi giorni di aprile 2012) gli inquirenti del Kerala non sapessero dell'assegnazione dei numeri di matricola, altrimenti non avrebbero lasciato
ripartire la Enrica Lexie il 5 maggio 2012, con a bordo gli altri quattro componenti del team.
Una obiezione è che i militari del team "potrebbero" essersi scambiate inconsapevolmente le armi. Ma questo sarebbe contrario alle disposizioni, alla prassi operativa e anche alla logica. "Potrebbero" non è una prova, e il "potrebbero" non può diventare "certezza" per intuizione fantastica di chicchessia, nemmeno del Giudice Monocratico. Servirebbe a riguardo una testimonianza univoca dei componenti del team, ed è per questo che autorità indiane richiedono con forza il ritorno in India degli altri quattro componenti del team: gli serve la testimonianza che i componenti del team si scambiavano le armi.
Non per sapere "chi ha sparato" (hanno già i due che dichiarano di aver sparato) ma perchè consapevoli della fragilità che assume la stessa perizia balistica di fronte alle eventuali contestazioni. E quindi della fragilità dell'unica "prova" che tiene in piedi l'impianto accusatorio.






Fonte : http://www.seeninside.net/piracy/pdf/lexie_processo_061013.pdf

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