venerdì 10 gennaio 2014

EUROPA CONTRO GERMANIA? STRESS TEST DEL SISTEMA BANCARIO: DOVE FINIRA’ L’UNIONE EUROPEA?


 Foto: EUROPA CONTRO GERMANIA? STRESS TEST DEL SISTEMA BANCARIO: DOVE FINIRA’ L’UNIONE EUROPEA?
La “salute” del sistema bancario - che ci piaccia o no - condiziona direttamente il nostro portafoglio e la nostra capacità di spesa quotidiana. Il clima che caratterizza in questo periodo le relazioni transatlantiche - soprattutto tra Berlino e Washington - non è dei migliori, tuttavia l'America ha compreso di avere un interesse diretto alla stabilità dell'Euro e alla ripresa dell'economia europea. Gli americani sono preoccupati quanto lo sono diversi Paesi dell'Eurozona dai ritardi nel varo di un'Unione Bancaria UE che garantisca i mercati finanziari mondiali dal rischio di crisi sistemiche e diffuse. Le recenti decisioni del Consiglio Europeo per un sistema decisionale su “quattro livelli” per risolvere un'eventuale nuova crisi bancaria viene giudicato “bizantino” a Washington e a Wall Street, perché pare non rispondere a quella rapidità decisionale necessaria a governare i mercati, potere che la Federal Reserve USA ha in più occasioni dimostrato di avere. Le preoccupazioni di Washington corrispondono a malumori che si accumulano a Bruxelles per l'economia tedesca, trainata dall'esportazione assai più che dalla domanda interna: la Germania continua a spingere sull’EXPORT, e aver “ritardato” e in parte “sterilizzato” la riforma bancaria UE ha significato per le banche tedesche poter mantenere i tassi di finanziamento attuali e una forte autonomia nella gestione dei loro portafogli titoli. Ma c'è di più: le misure di austerità hanno colpito le "economie deboli" più duramente di quanto fosse stato previsto dalle proiezioni economiche sulle quali si è basato il Fiscal Compact 2012: la riduzione del PIL è stata nettamente sottostimata - il che ha significato per l'Italia una perdita nell'ordine delle decine di miliardi di Euro – e sono stati sottovalutati gli effetti sulla disoccupazione, che ha continuato a crescere nell'Eurozona nonostante sia diminuita significativamente negli USA, grazie a una ripresa economica sostenuta soprattutto dal processo di risanamento dei bilanci privati e pubblici, dal consolidamento del comparto bancario, dall'investimento immobiliare e azionario e dalla riduzione dei costi dell'energia e del lavoro. I continui rinvii delle misure per la crescita e per l'attuazione dell'Unione Banca preoccupano numerosi Paesi europei, in particolare il nostro che appare tra i più deboli sul piano della ripresa economica: l'Europa "sta aspettando" dal giugno 2012 politiche che diano respiro a un'economia complessivamente asfittica e drammaticamente penalizzante specie per i giovani, mentre l'attivo commerciale della Germania - ha notato in un suo rapporto il Tesoro americano - ha superato persino quello della seconda economia del mondo, la Cina. Vi è chi dubita che una nuova "grande coalizione" a Berlino si possa tradurre in un vero cambio di rotta: gli interessi industriali e finanziari interni continueranno a pesare sulla politica tedesca in senso “conservatore”, le imprese e l'occupazione tedesche continueranno a rafforzarsi, aggravando i fattori di debolezza dell'EU nel suo insieme, dal punto di vista sia economico che politico. Una visione - quella tedesca – miope e di breve termine, e non coerente con quell'obiettivo di un'Unione Politica UE che la Cancelliera Merkel ha ripetutamente invocato... Inoltre, fonti OCSE hanno ricordato che il quadro complessivo dell'indebitamento nell'Eurozona cambia sensibilmente quando oltre al debito pubblico si considera il debito “privato” complessivo di ogni Paese dell'Eurozona, cioè quando si considerano anche imprese e dei privati. Sorprendentemente per molti, l'indebitamento complessivo dell'Italia é di poco superiore a quello tedesco, moderatamente inferiore a quello francese, nettamente minore di quelli spagnolo, olandese, belga, portoghese e irlandese. Perché non tenere conto di questo dato importante, nel rinegoziare gli equilibri in sede UE? In ogni caso, siamo dinnanzi a contraddizioni pericolose per l'Europa, e che andrebbero denunciate a gran voce e senza ambiguità anche dal nostro Governo: l'antieuropeismo “facile” è alimentato proprio da risposte alla crisi tardive e insufficienti, di cui Berlino porta considerevoli responsabilità, come affermano ormai molti partner europei e atlantici. Gli elettori voteranno tra pochi mesi alle prossime europee non solo per esprimersi sull'Europa, ma soprattutto per esprimersi su un'Europa essenzialmente “a guida tedesca”, e Berlino dovrebbe tenerne conto. In questo senso, lo "stress test" annunciato dalla Banca Centrale Europea su 128 Banche - tra le quali una quindicina di istituti di credito italiani - per avviare l'Unione Bancaria sarà anche un vero e proprio stress test sull'Europa unita: serve il coraggio di dire che se verrà costruito per avvantaggiare ancora una volta un Paese membro rispetto agli altri, e se i parametri non saranno perfettamente trasparenti e credibili per tutti, l'Unione Bancaria rischierebbe di uscirne sempre più zoppa, e con essa l’Unione Europea nel Suo insieme. In quest’ottica, il funzionamento della neonata Unione Bancaria, e gli stress test che nei prossimi mesi lo roderanno, saranno un test cruciale per l'intera Europa anche dal punto di vista politico: una grande responsabilità per Berlino, e nel contempo una chance importante per far fare finalmente un salto di qualità a un Unione Europea ancora in parte “incompiuta”... COSA NE PENSATE?

La “salute” del sistema bancario - che ci piaccia o no - condiziona direttamente il nostro portafoglio e la nostra capacità di spesa quotidiana. Il clima che caratterizza in questo periodo le relazioni transatlantiche - soprattutto tra Berlino e Washington - non è dei migliori, tuttavia l'America ha compreso di avere un interesse diretto alla stabilità dell'Euro e alla ripresa dell'economia europea. 

Gli americani sono preoccupati quanto lo sono diversi Paesi dell'Eurozona dai ritardi nel varo di un'Unione Bancaria UE che garantisca i mercati finanziari mondiali dal rischio di crisi sistemiche e diffuse. Le recenti decisioni del Consiglio Europeo per un sistema decisionale su “quattro livelli” per risolvere un'eventuale nuova crisi bancaria viene giudicato “bizantino” a Washington e a Wall Street, perché pare non rispondere a quella rapidità decisionale necessaria a governare i mercati, potere che la Federal Reserve USA ha in più occasioni dimostrato di avere. 

Le preoccupazioni di Washington corrispondono a malumori che si accumulano a Bruxelles per l'economia tedesca, trainata dall'esportazione assai più che dalla domanda interna: la Germania continua a spingere sull’EXPORT, e aver “ritardato” e in parte “sterilizzato” la riforma bancaria UE ha significato per le banche tedesche poter mantenere i tassi di finanziamento attuali e una forte autonomia nella gestione dei loro portafogli titoli. 

Ma c'è di più: le misure di austerità hanno colpito le "economie deboli" più duramente di quanto fosse stato previsto dalle proiezioni economiche sulle quali si è basato il Fiscal Compact 2012: la riduzione del PIL è stata nettamente sottostimata - il che ha significato per l'Italia una perdita nell'ordine delle decine di miliardi di Euro – e sono stati sottovalutati gli effetti sulla disoccupazione, che ha continuato a crescere nell'Eurozona nonostante sia diminuita significativamente negli USA, grazie a una ripresa economica sostenuta soprattutto dal processo di risanamento dei bilanci privati e pubblici, dal consolidamento del comparto bancario, dall'investimento immobiliare e azionario e dalla riduzione dei costi dell'energia e del lavoro. 

I continui rinvii delle misure per la crescita e per l'attuazione dell'Unione Banca preoccupano numerosi Paesi europei, in particolare il nostro che appare tra i più deboli sul piano della ripresa economica: l'Europa "sta aspettando" dal giugno 2012 politiche che diano respiro a un'economia complessivamente asfittica e drammaticamente penalizzante specie per i giovani, mentre l'attivo commerciale della Germania - ha notato in un suo rapporto il Tesoro americano - ha superato persino quello della seconda economia del mondo, la Cina. Vi è chi dubita che una nuova "grande coalizione" a Berlino si possa tradurre in un vero cambio di rotta: gli interessi industriali e finanziari interni continueranno a pesare sulla politica tedesca in senso “conservatore”, le imprese e l'occupazione tedesche continueranno a rafforzarsi, aggravando i fattori di debolezza dell'EU nel suo insieme, dal punto di vista sia economico che politico. 

Una visione - quella tedesca – miope e di breve termine, e non coerente con quell'obiettivo di un'Unione Politica UE che la Cancelliera Merkel ha ripetutamente invocato... Inoltre, fonti OCSE hanno ricordato che il quadro complessivo dell'indebitamento nell'Eurozona cambia sensibilmente quando oltre al debito pubblico si considera il debito “privato” complessivo di ogni Paese dell'Eurozona, cioè quando si considerano anche imprese e dei privati. Sorprendentemente per molti, l'indebitamento complessivo dell'Italia é di poco superiore a quello tedesco, moderatamente inferiore a quello francese, nettamente minore di quelli spagnolo, olandese, belga, portoghese e irlandese. Perché non tenere conto di questo dato importante, nel rinegoziare gli equilibri in sede UE? 

In ogni caso, siamo dinnanzi a contraddizioni pericolose per l'Europa, e che andrebbero denunciate a gran voce e senza ambiguità anche dal nostro Governo: l'antieuropeismo “facile” è alimentato proprio da risposte alla crisi tardive e insufficienti, di cui Berlino porta considerevoli responsabilità, come affermano ormai molti partner europei e atlantici. Gli elettori voteranno tra pochi mesi alle prossime europee non solo per esprimersi sull'Europa, ma soprattutto per esprimersi su un'Europa essenzialmente “a guida tedesca”, e Berlino dovrebbe tenerne conto. 

In questo senso, lo "stress test" annunciato dalla Banca Centrale Europea su 128 Banche - tra le quali una quindicina di istituti di credito italiani - per avviare l'Unione Bancaria sarà anche un vero e proprio stress test sull'Europa unita: serve il coraggio di dire che se verrà costruito per avvantaggiare ancora una volta un Paese membro rispetto agli altri, e se i parametri non saranno perfettamente trasparenti e credibili per tutti, l'Unione Bancaria rischierebbe di uscirne sempre più zoppa, e con essa l’Unione Europea nel Suo insieme. In quest’ottica, il funzionamento della neonata Unione Bancaria, e gli stress test che nei prossimi mesi lo roderanno, saranno un test cruciale per l'intera Europa anche dal punto di vista politico: una grande responsabilità per Berlino, e nel contempo una chance importante per far fare finalmente un salto di qualità a un Unione Europea ancora in parte “incompiuta”...

Fonte:  https://www.facebook.com/ambasciatoregiulioterzi?hc_location=timeline

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