lunedì 3 febbraio 2014

Marò: ora tempo di agire

Ci sono alcune costanti dall'inizio della vicenda di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, sequestrati dall'india da ormai due anni, con l'accusa (senza capi d'imputazione) di aver ucciso due pescatori indiani scambiandoli per pirati:

- la presenza (assenza del Mae) di Staffan De Mistura, designato a vacca sacrificale della vicenda; 
- il silenzio assenso della politica italiana, risvegliata solo dalle elezioni europee in vista, ma per nulla incisiva sul piano diplomatico; 
- l'unica voce al governo che rivendica l'innocenza, quella di Mario Mauro, ma resta solo una voce; 
- la Bonino, il Ministro che qualche mese fa diceva "va provata l'innocenza", che se ne chiama continuamente fuori, scaricando ogni colpa al governo precedente;
- nessuno ha ancora pronunciato la parola ARBITRATO INTERNAZIONALE..... 

Quali le variabili da introdurre? 

- Certamente la prima in ordine di impatto é quella della rivendicazione del diritto a processare i marò in Italia, altro che attesa dei capi d'imputazione;
- la comunità internazionale faccia la sua parte, mandando un suo rappresentante, non svedese, ad interloquire con il governo indiano; 
- i politici italiani, invece di manifestare nelle piazze, chiedano subito di istituire una commissione parlamentare per azioni immediate e in un secondo momento che faccia emergere tutte le responsabilità di questa vergogna. 

Ora é il tempo di agire, la propaganda se la facciano sulla pelle di qualcun'altro!!!

(ANSA) - NEW DELHI, 3 FEB - Il giudice della Corte Suprema Bs Chauhan, rinviando oggi l'udienza a lunedi' prossimo, ha posto alla pubblica accusa un limite non estendibile di una settimana
per presentare una soluzione sulle modalita' di incriminazione dei maro'.
 "Vi concedo ancora una settimana - ha insistito - ma non sono disposto ad attendere oltre". La seduta, durata una ventina di minuti, e' iniziata con la richiesta della Pubblica accusa di un
rinvio, subito contestata dall'avvocato Mukul Rohatgi, a nome del team italiano.
Il legale ha quindi chiesto al giudice Chauhan il permesso di esporre le sue ragioni. Ha ricordato che il caso si trascina da due anni e che la decisione di usare la legge anti terrorismo Sua Act contraddice quanto stabilito dalla sentenza della Corte del 18 gennaio 2013, oltre a violare la garanzia del governo
indiano sulla non applicabilita' della pena di morte nell'incidente che ha coinvolto Massimiliano Latorre e Salvatore Girone il 15 febbraio 2012.
Rohatgi ha poi accennato alla confusione tra i ministeri della Giustizia e degli Interni e che, secondo fonti stampa, quest'ultimo ha autorizzato la polizia Nia a incriminare i maro'
in base al Sua Act "nello stesso giorno in cui la Corte esaminava il ricorso italiano".
Ha poi ricordato al giudice che il caso sta danneggiando le relazioni diplomatiche con l'Italia e anche con l'Unione Europea.
"Abbiamo quasi trovato una soluzione" ha detto il Procuratore Vanvahati chiedendo ancora 2 o 3 settimane di tempo. La richiesta ha sollevato le vivaci reazioni del legale che ha suggerito di autorizzare il rientro in Italia dei due Fucilieri in attesa che vengano presentati i capi di imputazione.
A questo punto, il giudice Chauhan ha deciso di rinviare la seduta al 10 febbraio precisando pero' "di non essere disponibile a dare un'ulteriore proroga".
Sul possibile rimpatrio degli imputati, la Pubblica accusa ha ricordato al giudice che un anno fa, dopo la concessione di una licenza per le elezioni, "i maro' non sono tornati". L'avvocato Rohatgi ha pero' ribattuto che "sono rientrati nei tempi stabiliti" e su questo battibecco si e' conclusa l'udienza. (ANSA).

 

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