domenica 27 luglio 2014

Bravi a riportare a casa tutti. Tranne i nostri due marò

Prima fu la volta di Alma Shalabayeva, la moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov riportata in Italia dopo l’assurda espulsione. Poi è toccato ai 31 bambini congolesi adottati da cittadini italiani, bloccati in Congo e infine fatti rientrare nel nostro Paese. A maggio l’Italia riesce a liberare Federico Motka, giovane cooperante italo-svizzero rapito in Siria. Infine un volo della presidenza del Consiglio italiana trasporta a Roma Meriam Yahia Ibrahim Isha, la cristiana condannata a morte in Sudan per apostasia.

Tutto molto bello, soddisfazione sacrosanta. Ma i due marò? Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sono «trattenuti» in India da due anni e mezzo, fermati con il sospetto di aver ucciso, scambiandoli per pirati, due pescatori indiani e senza che per loro sia stato ancora formulato un capo d’accusa. E anche su di loro, proprio come sulla povera Meriam, pendeva, fino a quando non è stata scongiurata, la possibilità della pena di morte. Ma sono ancora là.

I quattro casi felicemente risolti erano sì diversi da quello dei due fucilieri italiani, ma anche complessi e delicati. Quello della Shalabayeva, ad esempio. Il 28 maggio 2013 a Roma la polizia cerca il dissidente kazako Ablyazov, ma nell’abitazione di Casalpalocco viene fermata la moglie con la figlia di sei anni. Con sé ha un passaporto falso. Due giorni dopo la questura firma la sua espulsione e dopo 24 ore madre e figlia vengono imbarcate su un volo per il Kazakistan. Il 31 luglio 2013 Ablyazov viene arrestato in Francia e suo figlio, su Facebook, scrive: «No all’estradizione com’è successo a Roma». Ma l’Italia non si arrende, continua a premere per ottenere il ritorno della donna, e il 24 dicembre 2013, vigilia di Natale, Shalabayeva ottiene il permesso di lasciare il Kazakhstan. Tre giorni dopo arriva in Italia con la piccola Aula e il 18 aprile scorso ottiene dal nostro Paese l’asilo politico. Il caso dei marò è diverso? Certo, ma dopo due anni e mezzo è una legittima spiegazione?

Anche per i 31 bambini congolesi l’impegno del governo italiano è stato continuo ed efficace. Nel dicembre scorso 26 famiglie adottive italiane, volate in Congo per portare a casa quelli che ormai sono loro figli, restano bloccate nel paese africano. Il ministro dell’Interno di Kinshasa ha appena sospeso le procedure di adozione. Intanto gli allora ministri degli Esteri e dell’Integrazione, Emma Bonino e Cécilie Kyenge, assicurano «il forte impegno» del governo mentre continuano «le pressioni» sulle autorità locali.

Il 28 maggio i 31 bambini atterrano a Ciampino con un airbus della presidenza del Consiglio. Ma, ancora una volta, i nostri marò?

Nel marzo 2013 l’Isis, Stato islamico dell’Iraq e del Levante, rapisce in Siria il 31enne Federico Motka, un cooperante italo-svizzero. Federico verrà torturato e trasferito più volte. I nostri servizi segreti lavorano sodo, silenziosamente, finché il 25 maggio, il ragazzo non viene rilasciato «grazie a un complesso e delicato lavoro dei nostri servizi di informazione e dell'Unità di crisi del ministero degli Esteri», si legge in una nota della Farnesina. Bene, più che bene. Ma Latorre e Girone?

Due giorni fa finisce anche l’incubo di Meriam. La giovane sudanese viene condannata a morte per apostasia. La sua «colpa» è di non voler abbandonare la fede cristiana per convertirsi all’islam. Sull’aereo con lei c’è il viceministro degli Esteri, Lapo Pistelli, che appena mette piede a terra spiega che il caso di Meriam e quello dei marò «sono molto diversi» e che «il governo è impegnato pancia a terra a risolvere il caso dei fucilieri».

Ma quanto si dovrà ancora lavorare «pancia a terra» per vedere finalmente a casa, dalle loro famiglie, Massimiliano e Salvatore?

Fonte:  http://www.iltempo.it/

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