martedì 19 agosto 2014

DUE SOLDATI ITALIANI DATI IN PASTO ALL'INDIA PER UNGERE AFFARI NEBULOSI

C’è un furbo - per cui non vale la pena spendere un nanosecondo - che ha fatto il ritaglio dei giornali indiani e italiani. E con un banale copia e incolla, spacciato per giornalismo di inchiesta, ha sfornato un volume, pompato dal famigerato sistema manipolatorio dello stivale. Bontà sua. I fatti nudi e crudi, però, dicono altro.
Le etichette non mi incantano. Non sono di destra, né di centro e tantomeno di sinistra. Mai avuto tessere di partito. Non sono iscritto a sindacati o logge segrete. Non sono più un giornalista per scelta personale, vale a dire nausea e perché non mi sono adeguato al sistema imperante. Ma ho dedicato quasi 30 anni della mia vita alla ricerca di notizie sul campo, compreso l’Oceano Indiano. In passato da freelance (Il Manifesto, L'Unità, Liberazione, Avvenimenti, Famiglia Cristiana, Il Corriere della Sera, La Stampa, e così via), per i settimanali L’Espresso e Panorama, ho seguito più di un sequestro di pescherecci e navi italiane all’estero, nonché svariate stragi, omicidi su commissione, e strani "incidenti”, esodi forzati di migranti e guerre coloniali. In materia ho pubblicato qualche libro: e qualcuno di essi (NATO: COLPITO E AFFONDATO) ha consentito alla magistratura italiana di riaprire un fascicolo archiviato relativo all'uccisione deliberata di ben 5 pescatori italiani. Non sono un tuttologo e neanche un esperto, ma qualcosa ho imparato dal mestiere senza raccomandazioni.
Dunque, è lapalissiano: la cosiddetta destra italidiota sull'argomento ha offerto il peggio. E allora, che c'entra con la ricostruzione puntuale e rigorosa degli accadimenti che hanno portato il 15 febbraio 2012 alla morte di due pescatori del Kerala? 

Per i sinistroidi tricolori nostrani che dagli anni ’60 sbirciano tutto sotto la lente deformante del fascismo, i due fucilieri della Marina Militare sono colpevoli a prescindere, solo perché indossano una divisa. Di prove, zero e neanche l’ombra di un indizio contro di loro. Il verdetto senza processo vomitato da questi esperti che non distinguono una petroliera da un mercantile, e un fucile da una pistola, lo dobbiamo accettare per dogma ideologico. Delle innumerevoli "stranezze" (le vogliamo definire così?) non ne viene menzionata nessuna, a parte, ma solo indirettamente, quella dell'autopsia. Autopsia che sarebbe (il condizionale è d'obbligo) stata effettuata il giorno stesso senza che un perito di parte potesse prendere parte all'esame, e dopo due giorni i cadaveri sono stati inceneriti (con una fretta difficilmente comprensibile). E addio alle prove. Servono settimane perché gli indiani si decidano a fare quello che si doveva fare, una prova balistica. Di cui ancora oggi, non conosciamo con certezza gli esiti. 
Da quello che trapela l'autopsia avrebbe rivelato che i due indiani sarebbero stati uccisi da proiettili calibro 0.54, che nemmeno esistono. Senza dimenticare le tantissime versioni cambiate nel giro di poco tempo. A tutt'oggi gli indiani si ostinano a non voler prendere in considerazione le posizioni delle due navi risultanti dai vari sistemi elettronici di rilevamento. Una prova decisiva, visto che l'Italia ha sempre sostenuto che la petroliera navigava a diverse miglia di distanza da dove si trovava la barca di pescatori nel momento della presunta sparatoria che ha portato alla morte di due pescatori indiani. Perché le autorità indiane non esaminano le rotte della petroliera e della barca St. Antony, che non era neanche registrata? Mistero. Eppure basterebbe pochissimo. Che il battello dove si dice si trovassero i due pescatori presenti fori di proiettili assolutamente incompatibili con una traiettoria dall'alto verso il basso (ossia dall'alto di una petroliera contro una barchetta), come è evidenziato da fotografie effettuate alla barca e pubblicate da alcuni giornali, non si fa la minima menzione. 
Stranamente la barca, che non è mai stata esaminata dalle autorità indiane, e nemmeno da quelle italiane, per determinare la traiettoria dei proiettili ed il calibro, viene affondata dopo qualche mese (una pura casualità?), e con lei inabissano le prove. E poi, considerando che le armi in dotazione ai due fucilieri di marina avevano una gittata utile di qualche centinaio di metri, che ci faceva una barca di pescatori ad un soffio da una petroliera, quando avevano tutto l'oceano a disposizione? Quei fucili Beretta vantano una potenza devastante. Se avessero colpito il peschereccio l’avrebbero ridotto un colabrodo, falcidiando tutto l’equipaggio. Ma i due sottufficiali italiani sono colpevoli. Per fede di sinistra. 
E dire che la finta opposizione di centro & sinistra ha votato in parlamento la legge numero 130 del 2 agosto 2011. E dire che il capo abusivo dello Stato (uno di sinistra, fino a prova contraria) ha promulgato il decreto legge (anch’esso incostituzionale) numero 107 del 12 luglio 2011, su proposta del governo Berlusconi (La Russa, Frattini, eccetera).
E dire che la Convenzione internazionale di Montego Bay, sottoscritta anche dall’India, stabilisce inequivocabilmente che sono acque territoriali solo quelle fino a 12 miglia dalla costa. Quindi l'India non ha la giurisdizione del caso, poiché la petroliera Enrica Lexie incrociava a 20, 5 miglia dalle coste del Kerala.
Indubbiamente ci sono responsabilità nella catena di comando, a partire dall'attuale capo di Stato maggiore della Difesa, ammiraglio Lugi Mantelli Binelli (promosso a dicembre 2013). Le alte sfere militari nostrane hanno consentito alla politica di usare a piacimento le forze armate per i propri porci comodi. E i soliti La Russa e camerati on si sono tirati indietro. 

Dal 19 febbraio 2012 Massimiliano Latorre e Salvatore Girone - nell’esercizio delle loro funzioni operative, ovvero istituzionali - sono stati privati della libertà e dati in pasto dallo Stato italiano, o meglio dai governi eterodiretti Monti, Letta e Renzi, alle autorità dell’India, in attesa di un processo farsa, rinviato al 14 ottobre 2014. L'Italia avrebbe potuto tranquillamente invocare e far ricorso pacificamente ad un arbitrato internazionale, ma nulla, di serio e concreto è stato mai fatto per il bene di questi due uomini e padri di famiglia.
Per la cronaca: l'India non è più quella del mitico Gandhi, ma piuttosto è la prima nazione al mondo, per import di armamenti di guerra. E per giunta, vanta addirittura un arsenale nucleare. 
A proposito ma che ci fanno Finmeccanica, Eni, De Benedetti, la Bocconi di Mario Monti eccetera eccetera a quelle latitudini orientali? Sono tutti in vacanza premio a spese degli ignari italiani?

di Gianni Lannes
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