mercoledì 20 agosto 2014

Marò in India: ITALIA SENZA SOVRANITA', IN GUERRA PER CONTO STRANIERO

Il ritornello pretestuoso è la pace, ma basta leggere il decreto legge 107 del 12 luglio 2011 (promulgato da Napolitano su proposta del consiglio dei ministri targato Berlusconi), convertito con legge 130 del 2 agosto 2011, votata ad ampia maggioranza dal parlamento (finta opposizione di centro-sinistra inclusa), per capire quali siano le operazioni belliche in atto da anni (almeno dal 1990), mascherate per ottemperare agli ordini del governo degli Stati Uniti d’America e della NATO.
In questo calderone illegale è stata inserita la scorta armata di nuclei di fucilieri della Marina Militare su navi civili. Perché il servizio di scorta era stato affidato ai militari, invece che alle guardie giurate come hanno stabilito norme in vigore che risalgono al 1940? Infatti,  a bordo di navi civili i servizi di vigilanza privata possono essere svolti con l'impiego di particolari guardie giurate armate, a protezione delle merci e dei valori sulle navi mercantili e sulle navi da pesca battenti bandiera italiana negli spazi marittimi internazionali a rischio di pirateria, ai sensi degli articoli 133 e seguenti del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, di cui al regio decreto 18 giugno 1931, numero 773, e successive modificazioni, e dagli articoli 249 e seguenti del relativo regolamento di esecuzione, di cui al regio decreto 6 maggio 1940, numero 635, e successive modificazioni.


Eppure nonostante la palese incostituzionalità di tutto l’orpello “normativo” orchestrato dai vertici statali, addirittura l’1 settembre 2011 il ministro della difesa Ignazio la Russa ha sfornato un collegato decreto sulle aree marittime a rischio. E si è proceduto alla stipula di protocolli di intesa tra Ministero della Difesa e Confederazione italiana armatori, con tanto di tariffario.


La legge 130/2011 viola gli articoli 11 e 52 della Costituzione: un’osservazione elementare che il capo delle forze armate Giorgio Napolitano dovrebbe sapere a memoria, invece, hanno svenduto da un pezzo le nostre Forze Armate e prostituito la Marina Militare. Già, ma nell'Italietta delle banane di zio Sam, trasformata da Washington in una portaerei dentro il Mediterraneo, chi ha fiatato oppure ha obiettato qualcosa in proposito? Per dirla tutta: gli ufficiali italiani nell'alleanza atlantica sono dei meri subordinati.

L’ammiraglio Bruno Branciforte è stato il deus ex machina della vicenda marò, ed appare indimenticabile la sua audizione in Senato (14 luglio 2010) per l’approvazione della cosiddetta “legge antipirateria”. L’ammiraglio Branciforte è stato il primo direttore dell’Aise e aveva alle sue dipendenze nei servizi segreti, il generale Alberto Manenti.
Dopo lo scandalo mondiale al largo dell’India nel febbraio 2012, i soliti boiardi di Stato hanno cercato di porre rimedio con il decreto del Ministro dell'interno del 28 dicembre 2012, numero 266, si è cercato di regolamentare le modalità attuative dell'articolo 5, commi 5 e 5-bis, del decreto-legge 12 luglio 2011, numero 107.


La catena di comando e le responsabilità a monte dell’operato dei due fucilieri Massimiliano Latorre e Salvatore Girone - a prescindere dal loro coinvolgimento nella morte dei due pescatori indiani, ancora tutto da dimostrare con solide prove -   sono state volutamente ignorate ed occultate all’opinione pubblica per coprire i veri responsabili in divisa e doppiopetto d’ordinanza istituzionale. Se vogliamo veramente dare un sostegno ai marò dobbiamo scaricarli da responsabilità che non sono loro pertinenti e individuare i responsabili mediante una severa e rigorosa disamina dei fatti. Per esempio, qualcuno dovrebbe spiegare le eventuali ragioni dell’ordine impartito dall’ammiraglio Donato Marzano di ottemperare alla richiesta indiana (una trappola) dell’entrata in porto a Kochi della petroliera Enrica Lexie. L’ammiraglio Marzano è l’assistente personale dell’ammiraglio Luigi Mantelli Binelli, attuale capo di stato maggiore della difesa, che all’epoca dei fatti era il Cincnav (comando in capo della squadra navale della marina militare).
Il peggio l’hanno offerto Mario Monti e Corrado Passera offrendo nuovamente in pasto i fucilieri italiani al governo indiano, per ungere i soliti nebulosi affari all’italiana. E Renzi come i burattini telecomandati che l'hanno preceduto a palazzo chigi, non risponde alle interrogazioni parlamentari sullo scottante argomento, relegato nel dimenticaio.
L’atto che viene imputato ai due sottufficiali italiani, a parte ogni altra considerazione circa la veridicità dei fatti asseriti dall’accusa ancora senza un briciolo di prove, non è qualificabile come terrorismo.
I due fucilieri della marina militare sono organi dello Stato italiano e quindi godono dell’immunità per gli atti compiuti nell’esercizio delle loro funzioni. Tanto più che il preteso omicidio di due pescatori è avvenuto in alto mare (20,5 miglia dalle coste del Kerala) e non nelle acque territoriali indiane. Questo non significa che i marò siano svincolati da qualsiasi normativa. Essi sono soggetti unicamente alla legge italiana e spetta giudicarli soltanto alla magistratura italiana ordinaria e militare. L’assenza di giurisdizione indiana, in virtù della Convenzione di Montego Bay (UNCLOS) è una questione di interesse nazionale, ma non bisogna dimenticare, in base ala legge elettorale numero 270/2005, dichiarata incostituzionale con sentenza della Consulta numero 1/2014, che il presidente della Repubblica, il governo ed il parlamento sono abusivi, proprio come i predecessori (da Berlusconi a Monti & Letta). E tutti questi personaggi appena menzionati mantenuti a spese del "popolo sovrano", devono rispondere di gravi reati penali: alto tradimento della Patria e attentato alla Costituzione, stracciata con la firma il 13 dicembre 2007 (Prodi e D'Alema) del Trattato di Lisbona. Tutto il resto sono inutili chiacchiere morte e sepolte, omissioni e manomissioni della verità, utili a distrarre il gregge tricolore in perenne letargo.
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