domenica 28 settembre 2014

I nemici dei #Marò : il sottosegretario Domenico Rossi ( anch' egli ignavo ? )


Governare è far credere ( Niccolò Machiavelli )

25 Settembre 2014, La farsa continua !

Oggi registriamo una nuova dichiarazione dell' indegna ciurma al governo della nave chiamata Italia, non bastava esser presi in giro dai tanti parlamentari che vanno tronfi con un bel fiocco giallo sui loro abitini costosi, ahimè ora tocca al Sottosegretario alla Difesa Domenico Rossi far la solita dichiarazione di comodo che suona come l' ennesima presa in giro ovvero :


Durante l’esame del dl missioni al senato è intervenuto il sottosegretario alla Difesa Domenico Rossi con queste  parole che ai più possono sembrare strane
 "Ribadisco la massima attenzione da parte del governo e ribadisco come siano gia' stati compiuti atti
per avviare l'arbitrato internazionale. Stiamo valutando le relazioni con il governo indiano prima di percorrere questa iniziativa".

Ma chi è questo sottosegretario ? ecco un piccolo riassunto dalla pagina di wikipedia :


Invece di votare contro il rinnovo delle missioni, invece di annunciare l' inizio di misure atte a tutelare i nostri Fucilieri quali ad esempio l' avvio dell' arbitrato internazionale il sottosegretario Rossi si infila di autorità tra le fila degli ignavi che da febbraio 2012 hanno sacrificato le vite dei nostri Fucilieri di Marina, e giusto per comprendere meglio il pasticcio a cui non si vuol dare una presa di posizione netta ad esempio parlandone alla riunione plenaria delle Nazioni Unite in svolgimento in questi giorni, continuano le panzane dette magari indossando il fiocco giallo in bella vista.

A tal proposito interessante un post corredato di Foto sulla Pagina FB dell' ex M.A.E. Terzi che vi riproponiamo tramite link ma evidenziando le foto dei documenti che provano la volontà di qualcuno ( Passera ? ) di rispedirli in india nel 2013 per tutelare ... gli AFFARI !!!





Per meglio comprenderne il significato ecco un immagine allargata dei punti fondamentali, quelli in cui si ribadisce l' immunità funzionale e l' intenzione di non rispedirli in india, decisione questa vanificata dalla riunione del Consiglio dei Ministri del governo Monti in seguito a cui ci furono le dimissioni del Ministro Terzi :





ovvero : come conseguenza dell evoluzione del caso e l'avvio formale di una controversia Italia ha notificato all'autorità indiana che i due marines italiani non saranno trasferiti di nuovo in India alla fine del congedo corrente speciale

 salvo poi stravolgere tutto, rimandarli in india e insabbiare questo documento...

e per non dimenticare ecco le dimissioni di Terzi :

https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=48NP9w8BQBw


https://www.youtube.com/watch?v=ZMd-JSgRyK0&feature=player_embedded


e l' intervento di Monti " esterefatto " :

https://www.youtube.com/watch?v=81V4phYT0dk&feature=player_embedded
Da parte nostra continua l' impegno in favore della verità e della tutela dei nostri Soldati... a differenza di Renzi Mogherini e Pinotti che preferiscono reggere il gioco dettato da Monti e Passera tempo addietro, in tutto questo una sola domanda continua a tormentarmi, ma il Presidente Napolitano cosa sta facendo per i propri, i nostri Soldati ?
Antonio Milella, Bari

sabato 27 settembre 2014

#Marò in India: Qualcuno svegli Napolitano.

La storia si ripete prima come tragedia poi come farsa, diceva Marx. E, il caso dei marò, se non fosse un dramma, sembrerebbe una commedia. Una commedia dell'assurdo. Con i nostri due connazionali che ancora aspettano da quasi 1000 giorni le decisioni di giudici imperscrutabili, come in un triste "Processo" di Kafka.

La querelle indiana è innanzitutto un dramma umano ma anche civile e politico. Con il diritto internazionale violato e la dignità dell'Italia e dell'Europa vilipesa, a causa dell'inaudita determinazione di Nuova Delhi di voler processare Girone e Latorre. Quando non dovrebbe essere proprio un tribunale indiano a giudicare una questione che andrebbe deferita a un arbitrato internazionale. I nostri due militari devono essere liberati, in attesa che un arbitrato internazionale si pronunci su questa vicenda.

Come fa l'Europa a tollerare che uno dei Paesi fondatori dell'UE come l'Italia, culla del diritto, venga sbeffeggiato dal Governo Indiano? Questa farsa, ovviamente, si consuma sulla pelle dei nostri marò, il cui diritto ad un giusto processo, si sospende in un limbo giuridico.

In tutto questo scenario, il silenzio più assodante è proprio quello del nostro Presidente della Repubblica. Quando a Marzo 2013 il Governo Monti decise di rimandarli in India, Giorgio Napolitano li convocò a Roma e gli disse "tornerete in italia con onore" ma nello stesso tempo affidava a Monti l'interim del Dicastero degli Esteri. Così da confermare agli occhi di tutti gli italiani, il suo pieno appoggio al Governo che stava rimandando due suoi militari per la terza volta, in un paese in cui vige la pena di morte. Napolitano e Monti sono complici di questa sciagurata vicenda. Questa è l'unica certezza di cui noi italiani disponiamo.

Per il resto il presidente del Consiglio Matteo Renzi, evita sempre più, qualsiasi riferimento a Girone e Latorre, nonostante "la vicenda dei marò sia la priorità del Governo". Forse perché meno se ne parla e più è facile che riappaia anche Girone, quasi d’incanto, sulla scaletta di qualche aereo dei “servizi” che li riporta in Italia?

giovedì 25 settembre 2014

#Marò in India: Arbitrato internazionale: altro che tempi brevi, di Ilaria De Napoli



Scoraggia la lite e favorisci l’accordo ogni volta che puoi”, diceva Lincoln. Massima che sembra impossibile da applicare al caso Marò. Da più di due anni agli arresti in India, i due fucilieri ne hanno sentite e vissute di tutti i colori tra strategie e false promesse. 

Adesso è la volta dell’arbitrato internazionale. Ma siamo sicuri che sia lo strumento giusto? E se l’India  -come sembra- non dovesse accettare?  Come funziona questo strumento di diritto internazionale e quanto può rappresentare la chiave di volta della vicenda ce lo spiega Ilaria De Napoli, laureata in Relazioni Internazionali presso la LUISS Guido Carli, con un master in studi internazionali strategico-militari presso il Centro Alti Studi per la Difesa e attuale consulente istituzionale.
Qualche mese fa sembrava aperta una nuova fase nella spinosa vicenda Marò. Ad un certo punto si è parlato dell’arbitrato internazionale come la chiave di volta della risoluzione pacifica della controversia tra Italia ed India. E’ stata una buona idea?
L’arbitrato è una delle vie percorribili per dirimere la questione dei marò detenuti in India e ancora in attesa di un giudizio da parte del tribunale nazionale  -eventualità assolutamente non auspicabile per l’Italia dal momento che avvalorerebbe la tesi indiana di unilateralità della giurisdizione su un caso che, per definizione e per tipologia di diritti lesi, invece, è internazionale.  Oggi si è saputo che la prossima udienza è fissata per il 12 dicembre 2014

Dottoressa De Napoli, cosa si intende per arbitrato?
Bisogna distinguere tra la tipologia di arbitrato prevista nella consuetudine internazionale, fondata sul consenso delle parti, e una tipologia alternativa prevista dalla Convenzione sul Diritto del Mare (UNCLOS). Infatti, premesso che questo tipo di risoluzione delle controversie può sempre essere complementare, e spesso è solo successivo, ai diversi strumenti diplomatici -forse più laschi- a disposizione degli Stati coinvolti, è bene evidenziare che tra gli strumenti di risoluzione pacifica delle liti, quali il Tribunale Internazionale per il Diritto del Mare (ITLOS), la Corte Internazionale di Giustizia (ICG) e un Tribunale Arbitrale ad hoc, la Convenzione sul Diritto del Mare –a tutti gli effetti applicabile al caso– offre un quarto strumento: un Tribunale Arbitrale istituito unilateralmente, ai sensi dell’Allegato VII, che può diventare una via obbligatoria nel caso di silenzio delle parti o di mancato accordo.

Quali sono le modalità per l’attivazione della procedura arbitrale?
La procedura arbitrale a cui si fa riferimento in quest’ultimo periodo per la risoluzione del caso Marò prenderebbe avvio sulla base di un compromesso stipulato tra le parti in lite. Quando entrambe convengano di ricorrere all’istituzione di un tribunale arbitrale ad hoc, esse provvedono poi anche alla costituzione di un collegio cui conferire la competenza specifica a dirimere la controversia sottomettendosi dunque alla conseguente pronuncia.

Ma chi sceglie i giudici/arbitri?
Salvo diversa stipulazione delle parti, nel caso di istituzione di un tribunale arbitrale ad hoc che si occupi della controversia, i membri del collegio saranno scelti da un elenco a disposizione degli Stati presso la Corte permanente di arbitrato. La lista cui si richiama è composta da persone designate dagli stessi Stati contraenti, quattro per ogni Stato (come prevede la I Convenzione dell’Aja per la risoluzione pacifica dei conflitti internazionali, 1907). Per quanto riguarda, invece, il caso del tribunale istituito sulla base dell’Allegato VII della UNCLOS, il collegio arbitrale sarà composto da 5 membri. La parte che avvia la procedura di arbitrato ha facoltà di nominare un componente, anche di propria nazionalità, dandone conoscenza alla controparte al momento della notifica dell’avvenuta decisione di intraprendere la via unilaterale. La controparte, a sua volta, ha 30 giorni per scegliere un componente di propria nazionalità. I restanti tre arbitri sono scelti di comune accordo tra le parti. Nel caso in cui non si giunga ad un accordo, la scelta dei componenti è rimandata al Presidente della Corte Internazionale del Diritto del Mare.

Le decisioni dei giudici sono vincolanti?
Il parere del collegio arbitrale è sempre subordinato al consenso preventivo delle controparti. Qualora l’India acconsentisse all’arbitrato, il ricorso a tale metodo di risoluzione implicherebbe l’impegno, a monte, ad assoggettarsi – in buona fede - alla pronuncia del collegio.

L’arbitrato internazionale è caratterizzato dalla volontà degli Stati di dirimere una controversia. Ma l’India al momento non sembra propendere per una decisione in questa direzione. E’ la solita storia del cane che si morde la coda? O c’è una via di fuga?
Questo punto è controverso. L’arbitrato è uno strumento che nasce su base consensuale delle parti in lite. Dunque, in effetti, in mancanza della reciproca volontà, non è una strada percorribile. Tuttavia, l’Allegato della Convenzione UNCLOS – quello richiamato sopra come quarto strumento di risoluzione della controversia – potrebbe proporsi come via alternativa all’arbitrato classico, sempre ove siano state esperite tutte le altre soluzioni messe a disposizione dal diritto internazionale.

A che punto è il collegio di esperti scelti dall’Italia?
L’Italia ha allestito un collegio di nove giuristi ed esperti presieduto da Sir Daniel Bethlehem, a seguito del ritiro dell’inviato del governo Staffan de Mistura lo scorso 24 aprile, contestualmente alla trasmissione di una nuova nota di apertura al dialogo il 18 aprile 2014.  Questo collegio potrebbe costituire la base di una svolta di respiro internazionale per il caso marò.  Il limite predisposto per nuove azioni in questo senso era proprio il mese di settembre, non resta che aspettare e sperare che non intervengano nuovi ritardi nella gestione della questione.    

L’arbitrato internazionale previsto dall’Allegato VII può essere applicato a questo caso?
Sì, nella risoluzione della controversie inerenti il diritto del mare, questo tipo di arbitrato trova applicazione come ultima istanza, in assenza di accordo tra le controparti in merito alla scelta dello strumento giurisdizionale. Poiché, nel caso di specie, l’India, a fronte del favore dell’Italia di adire sia all’ITLOS che all’ICG, non ha optato per nessuna delle due ipotesi, l’Italia potrebbe far ricorso al dettame dell’Allegato UNCLOS e richiedere unilateralmente l’istituzione di un Tribunale arbitrale. Più nel dettaglio, a fronte delle diverse riluttanze dell’India ad avviare una soluzione diplomatica del caso, a fronte della mancata risposta del governo di New Delhi alla prima proposta italiana di avviare un dialogo bilaterale (nota che risale ormai all’11 marzo 2013),  laddove continui a non concretizzarsi alcun seguito alla seconda richiesta di collaborazione da parte dell’Italia (con nota dello scorso 18 aprile), e a fronte dell’ostruzionismo che di fatto sta attuando la nazione per impedire una rapida e concordata risoluzione del caso, l’Italia potrebbe avere tutti gli strumenti per superare anche il requisito di ammissibilità che si richiede per l’istituzione unilaterale di un Tribunale arbitrale. Non sarebbe possibile, a quel punto, giungere ad una soluzione della controversia attraverso gli strumenti e le disposizioni alternative previste dal diritto internazionale.

Tuttavia, ad oggi questa procedura non è ancora stata formalizzata. Nel senso che all’arbitrato ci si arriva, non si dovrebbe partire di li. Giusto?
È vero che all’arbitrato ci si arriva, ma è altresì necessario che vi sia un atteggiamento collaborativo tra le parti, a monte. Questo continuerà ad essere il limite della scelta di azione dell’Italia. Qualsiasi soluzione negoziale può concretizzarsi solo a valle della decisione dell’India di aprirsi ad una soluzione internazionale. Diversamente, rimane la strada dell’arbitrato unilaterale.

Si potrebbe pensare ad una misura provvisoria, decisa da una Corte internazionale, che permetta a Latorre e Girone di lasciare l’India per andare in un Paese terzo in attesa del processo?
La via di una misura provvisoria potrebbe essere contestuale alla richiesta di ricorso all’arbitrato internazionale o alla costituzione unilaterale di un Tribunale arbitrale, al fine di salvaguardare i diritti di sovranità nazionale e, ancor più, in questa fase critica che vede risentirne lo stato di salute di uno dei due marò, quelli del singolo. Purtroppo anche una eventuale misura provvisoria dovrebbe essere concordata con l’India, ma, laddove non sia possibile, ci sono comunque due alternative, sebbene comportino maggiore tempo.  La prima opzione sarebbe quella di attendere la costituzione del Tribunale per un tempo massimo di 120 giorni e poi dare concretezza comunque alla misura, fatto salvo il giudizio ex post che dovrebbe comunque dare in merito il Tribunale, una volta costituito. La seconda contemplerebbe l’ipotesi di proporre la misura al vaglio dell’ITLOS, trascorse due settimane dalla notifica dell’intenzione alla controparte. Anche in questo caso è fatta salva la possibilità del Tribunale Arbitrale di revocare o modificare la decisione, una volta istituito.

Non pensa che siano stati commessi troppi errori in questa vicenda? Dove si è sbagliato?
Al principio. L’errore più grave è stato, quel 15 febbraio 2012, acconsentire alla richiesta della guardia costiera indiana di attraccare al porto di Kochi. Una serie di errori a catena, o forse l’ottimismo, la buona fede e la convinzione di aver agito nel rispetto delle regole e di non aver bisogno di quelle garanzie che sarebbero rimaste intatte se l’Enrica Lexie avesse continuato a navigare in acque internazionali.

Quali sono i precedenti storici di controversie che sono state risolte con un arbitrato internazionale?
Nella prassi, la lista dei ricorsi alla procedura di arbitrato, pubblicata presso la Corte Permanente di Arbitrato, che funge anche da Cancelleria del Tribunale arbitrale, mostra che nella maggioranza dei casi il giudizio si è protratto per almeno due anni. Altro aspetto da considerare è la possibilità che, nel caso di ricorso unilaterale al tribunale arbitrale, lo Stato citato contesti la competenza del Tribunale, o ricusi uno dei giudici, tutti casi che compromettono una facile risoluzione della lite, dilungandone le tempistiche. Tutti elementi utili, questi, anche per valutare la congruità dell’azione da intraprendere e per considerare, nel frattempo, l’attuazione di misure provvisorie o, ancora, per riconsiderare, nell’interesse di entrambi gli Stati, una soluzione negoziale della controversia.

Non è un po’ tardi per l’arbitrato? Forse doveva essere fatto dal primo momento.
Sicuramente è una strada che doveva essere percorsa dall’inizio, sin da quando l’India ha imposto una giurisdizione unilaterale ad un caso che di nazionale non ha nulla. Rimane comunque l’unica alternativa valida e percorribile. La negoziazione può e deve essere portata avanti su un piano parallelo, ma è un dato di fatto che abbiamo a che fare con un Paese poco collaborativo. 

Quanto accaduto a Latorre qualche giorno fa, e la conseguente decisione di farlo rientrare a Roma, possono portare ad un’accelerazione dei tempi?
L’India purtroppo ha dimostrato in più occasioni la propria fermezza a mantenere il controllo della situazione, escludendo nei fatti ogni ipotesi di collaborazione. Tuttavia sicuramente questo episodio ha finalmente riacceso i fari su una questione che si dilunga da ormai troppo tempo e che rischia solo di peggiorare, qualora non si attui una linea governativa chiara e immediata.

Fonte:  http://www.lindro.it/

martedì 23 settembre 2014

#Marò in India: L'On. Elio Vito ha un chiodo fisso.... il Fiocco Giallo!!!!



Massimiliano Latorre è tornato in Italia per la convalescenza dopo essere stato colpito da ischemia, durante il suo soggiorno obbligato in casa Mancini. Una casa molto grande, ha anche un bel giardino. L'ha condivisa fino a qualche giorno fa, oltre che con l'Ambasciatore, con il suo collega Salvatore Girone. Tutto bello, possono ospitare anche i loro famigliari.... solo una cosa è mancata in quasi mille giorni: LA LIBERTA'!

Tanti qui in Italia, ovviamente i più disinformati, pensano che Massimiliano ormai sia LIBERO. Purtroppo, non è così. Ancora non è stata avviata la procedura per l'internazionalizzazione della vicenda e, nonostante le rassicurazioni del Ministro Mogherini "Pronta internazionalizzazione del caso” (9 settembre), i nostri Fucilieri di Marina, sono ancora sequestrati dal Governo Indiano e da quello Italiano.

Negli ultimi mesi è spuntata una nuova figura, a mio avviso con un fine opportunistico, quella dell'Onorevole Elio Vito. Nientepopodimenoche il Presidente della Commissione Difesa alla Camera che ha iniziato una battaglia vera e propria. A lui non interessa la Libertà di Max e Salvo, a lui non interessa fare nomi di persone che siano implicate in questa VERGOGNA NAZIONALE. A lui non interessa sporcarsi le mani e non vuole rischiare la propria posizione e ruolo in Parlamento. NO..... lui vuole vedere tutti gli italiani con il Fiocco Giallo. 

Per questo posta su Facebook parecchie fotografie di persone (tutte rigorosamente di persone del suo partito e non altre) che indossino il simbolo della Solidarietà e Vicinanza ai militari e alle loro famiglie. Non fraintendetemi, sono tutte cose NOBILI, ci mancherebbe. La domanda che mi pongo io è molto semplice: nel suo ruolo e nella sua posizione, non potrebbe fare qualcosa in più? Il fatto che fosse al mio fianco all'ultima manifestazione pro-marò a Roma, sotto la pioggia, non gli impedisce di LOTTARE anche con altri mezzi, di cui noi cittadini comuni non disponiamo, ma lui sicuramente più di noi.

Elio Vito, lasci a noi persone comuni l'onere delle richieste di indossare il Fiocco Giallo ai vari Parlamentari, svolga il suo ruolo più caparbiamente e senza dover a tutti i costi tutelarsi. Qualcuno in questa vicenda lo ha fatto e a differenza di lei, nei socialnetwork risponde ai commenti, anche se sono "provocatori" (vedi Giulio Terzi).

La partecipazione dell'Italia alle future missioni anti-pirateria della Ue e della Nato nell'Oceano Indiano è legata alla soluzione della vicenda dei due marò italiani detenuti in India. L'emendamento del leghista Pini, che prevedeva la sospensione immediata della partecipazione italiana alle missioni, è stato riformulato, da lei e altri, ed approvato da tutti i gruppi della Camera. E' approdato in aula insieme al decreto di proroga delle missioni internazionali. Alla scadenza del 31 dicembre il rinnovo sarà legato alla "vicenda marò".

Questa situazione l'ha sbandierata ovunque come se fosse stata una vittoria. La vera Vittoria, mi consenta, è che Massimiliano e Salvatore tornino con onore in Italia (non per convalescenza, ma definitivamente) e che se questo non avviene, il 31 Dicembre, il Parlamento non firmi nuovamente questa farsa. Se ciò avviene, io chiederò le sue DIMISSIONI.

Buon Lavoro Presidente.
Nicola Marenzi
La partecipazione dell'Italia alle future missioni anti-pirateria della Ue e della Nato nell'Oceano Indiano è legata alla soluzione della vicenda dei due marò italiani detenuti in India. L'emendamento del leghista Pini, che prevedeva la sospensione immediata della partecipazione italiana alle missioni, è stato riformulato ed approvato da tutti i gruppi della Camera. Domani approderà in aula insieme al decreto di proroga delle missioni internazionali. Alla scadenza del 31 dicembre il rinnovo sarà legato alla "vicenda marò" - See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/ContentItem-46f5fbed-cfc8-404f-8e33-14fb4c122b8c.html#sthash.TSftoRfE.dpuf

La partecipazione dell'Italia alle future missioni anti-pirateria della Ue e della Nato nell'Oceano Indiano è legata alla soluzione della vicenda dei due marò italiani detenuti in India. L'emendamento del leghista Pini, che prevedeva la sospensione immediata della partecipazione italiana alle missioni, è stato riformulato ed approvato da tutti i gruppi della Camera. Domani approderà in aula insieme al decreto di proroga delle missioni internazionali. Alla scadenza del 31 dicembre il rinnovo sarà legato alla "vicenda marò" - See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/ContentItem-46f5fbed-cfc8-404f-8e33-14fb4c122b8c.html#sthash.TSftoRfE.dpuf

domenica 21 settembre 2014

#Marò In India: Un Gruppo di Facebook, fa più fatti degli Onorevoli.

Il gruppo su Facebook 'Siamo tutti marò', a sostegno di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, ha inviato una lettera ai parlamentari indiani chiedendo giustizia per la sorte dei due fucilieri di Marina bloccati in India da oltre due anni e mezzo.

In allegato, c'è un video consultabile su Youtube in cui - si spiega nella lettera, firmata da Maria Cristina Bellotti, - sono ricostruiti i "fatti che provano l'innocenza" dei due.
 
Nel video si sostiene che i due pescatori indiani, della cui morte sono accusati Latorre e Girone, siano in realtà rimasti uccisi perché la loro barca si è trovata in mezzo ad uno scontro a fuoco tra una nave greca, la Olympic Flair, ed un'imbarcazione di pirati, la notte del 15 febbraio 2012. Circostanze documentabili, si sottolinea, ma che le autorità dello Stato del Kerala - dove è avvenuto l'incidente - avrebbero manipolato a fini politici. 

Copia del video
(https://www.youtube.com/watch?v=HpopTBBV2q0&feature=youtu.be) è stata inviata anche ai parlamentari italiani ed europei.

Fonte: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=278310242379064&set=a.125916060951817.1073741827.100006002702265&type=1

#Marò in India: Latorre ringrazia tutti e..... attende il ritorno di Salvatore.

Cari amici scusate l’assenza dovuta alle mie condizioni fisiche ma ovviamente non voluta.
Vorrei ora rivolgervi un personale e sentito ringraziamento per gli innumerevoli messaggi di conforto, supporto e d incoraggiamento ricevuti. Ad oggi è già passata una settimana da quando ho rimesso piede sul suol Patrio anche se mi sembra solo ieri ; Sono qui in casa circondato dall’ affetto di amici parenti e figli , anche se mi rendo conto che molte sono le cose cambiate a cominciare proprio dalla mia salute, e nonostante le sedute giornaliere di fisioterapia sono consapevole che lunga e tortuosa sarà la strada che spero mi consentirà di ritornare un uomo simile a quello che ero fino al 31 agosto 2014. 

Oltre voi permettetemi di ringraziare anche e pubblicamente le persone a cui devo la mia vita in quanto è grazie al loro intervento che mi è stato possibile riabbracciare i miei figli e scrivervi ora queste due righe, e sono la mia compagna Paola , che ha da subito capito cosa mi stesse accadendo ,e Salvatore chiamato in soccorso da Paola, che mi ha caricato sulle sue spalle per portarmi in ospedale senza perdere tempo, ed il dottor RAIEEV RANIAN che il buon Dio ha voluto fosse di turno in quel momento per iniettarmi quella medicina che mi ha consentito di riprendermi e diventando il mio angelo custode durante tutta la mia degenza ospedaliera di New Delhi.
 
Sono fiducioso nel continuo operato delle Signore ministro Pinotti e Mogherini, sono felice e riconoscente di come la ministro Pinotti si sia letteralmente catapultata a Delhi per farmi sentire il suo affetto, che va ben oltre ogni carica politica ed Istituzionale preoccupandosi di portare con se il dovuto supporto medico al fine di sincerarsi riguardo il mio stato di salute . Grazie anche all ammiraglio Binelli sempre vicino e presente ed il Comandante Mendicini Dott Caruso e Marrocco che con umanità e simpatia hanno esaminato la mia situazione è vigilato sui trattamenti ricevuti e grazie ai miei due colleghi ed amici Capo Morabito e Capo Nasole e tutta l equipe medica dell' ospedale militare di Taranto che quotidianamente mii aiutano e rendono possibile la mia riabilitazione Grazie al Col. Sirimarco ed i CARABINIERI DI TARANTO tutti che vigilano su di me ogni giorno ed anche agli amici giornalisti che hanno prontamente recepito il mio appello affinché privacy e discrezione prevalessero sgombrando immediatamente il campo, ve ne sono sinceramente grato.
 
Grazie alla comunità Italiana ed ai diplomatici tutti, mi hanno coccolato come un figlio o fratello, e mai avrei immaginato una preoccupazione cosi forte.è bello essere persone piene di sentimento e di amore da donare al prossimo.
 
Salvo e Vania grazie per tutto quello che avete fatto per me e Paola durante quella settimana terribile passata in ospedale.
 
Grazie anche a chi non ha avuto il coraggio di far neanche una telefonata, capisco e non ne sono turbato, quando volete sapete dove trovarmi, io non ho mai portato rancore a nessuno sono cosi per carattere.
 
Grazie ancora alle Signore ministro che con la loro caparbietà tipicamente femminile stanno continuando ad adoperarsi quotidianamente alla risoluzione di questa assurda vicenda consentendo di conseguenza il rientro di Salvo momento da me tanto atteso come uomo, come amico ma anche come capo team che sente costantemente la responsabilità dei suoi uomini .

GRAZIE AMICI GRAZIE ITALIA ANCHE SE OGGI è UN GRAZIE A META’!
PMPT

venerdì 19 settembre 2014

Marò:Dichiarazione di voto di ELIO VITO sul decreto missioni internazionali



Ecco un esempio di malafede politica ,votano a favore alla partecipazione dei nostri militari alle missioni internazionali,deve fare pure lo spiritoso con il fiocchetto giallo l'on Vito,l'unico strumento a disposizione per pressare la comunità internazionale non viene usato ,forse nel 2040 si potrà pensare al blocco dei rifinanziamenti per queste missioni,quanto l'Italia non essendo più nazione ma una colonia delle multinazionali e delle banche farà finta di proporre qualcosa a livello internazionale.
Ma chi è l'on Elio Vito?
Andando a sbirciare nella sua pagina si nota un reliquiario di Silvio Berlusconi nel suo profilo,sembra quasi che Vito veda in Berlusconi un santo,un nuovo Padre Pio che fa i miracoli,e in alto compare la foto di Berlusconi in mezzo a Putin e Bush,sembra che anche loro come Vito lo venerino.


Berlusconi incontra le forze dell'ordine con il fiocchetto giallo,e tra i commenti si legge di istituzionalizzati che si dicono a favore dei marò che lo ringraziano.
Ringraziano di cosa?
Che cosa hanno fatto l'on Vito,Berlusconi,e forza Italia per i nostri marò?
Assolutamente niente .
Nemmeno un interrogazione militare si sono degnati di fare per i nostri ragazzi,nemmeno una,La Russa ha parlato quando militava in forza Italia fuori dal parlamento,voleva candidarli,voleva fare la marcetta,voleva essere presente alla manifestazione,ma sempre fuori dal parlamento.
Allego l'intervento completo dell'on Vito in parlamento,come vedete l'appoggio a Renzi è totale,giusto per prendere in giro con  ardente passione il popolo italiano,voglio ricordare che con Monti forza Italia aveva la maggioranza in parlamento,ma per loro i fucilieri della marina non meritavano nessun interessamento.
Alfredo d'Ecclesia
Commento 
1) Missioni internazionali ri-decretate.. 
2) 130 milioni a Mare N(V)ostrum e 8 alle FFOO...
3) Italia assolutamente immune da contagio ebola (dichiarazione ufficiale)..
4) ISIS annuncia attacco biologico con ebola a USA e alleati...
5) ONU raccomanda di "non chiudere le frontiere"...
6) Austria oggi annuncia di poter sospendere Schengen alla frontiera con l'Italia (causa migranti e clandestini)...
7) 4 mesi per risolvere caso Marò.........come andrà a finire ?
...meglio non pensarci...
di Antonio Seraglia
Fonte:  http://alfredodecclesia.blogspot.it/

giovedì 18 settembre 2014

#Marò in India: Solo 10 domande..... legittime

 




Domanda n. 1
Vorrei capire come l’Ue intenda far rispettare i diritti umani violati sul piano europeo e internazionale e far risarcire i due marò dei danni subiti?

Domanda n. 2
E' stata valutata l’opportunità di procedere a sanzioni di tipo economico-commerciale nei confronti dell'India?

Domanda n. 3
Dopo il ritorno di Latorre in Italia non bisogna dimenticare Girone..... il nostro Governo sta pensando a come giustificare il rientro in India di Latorre, oppure sta pensando a come riportare a casa anche Salvatore?

Domanda n. 4
La data fissata per la prossima udienza è il 14 ottobre. C'è ancora qualcuno in Italia, oltre al nostro Governo, che pensa di far processare i marò agli Indiani???

Domanda n. 5
Vedremo mai Renzi o il suo Ministro degli Esteri (ormai il prossimo in quanto ci siamo ormai giocati la Mogherini) andare in India?

Domanda n. 6
I nostri media, un giorno, racconteranno la verità sulla vicenda?

Domanda n. 7
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, manterrà la sua promessa di "farli ritornare con onore"?

Domanda n. 8
Elio Vito, Presidente della Commissione Difesa alla Camera, comincerà a fare meno propaganda e a proporre al Governo azioni peculiari al suo ruolo e non a quello della gente comune?

Domanda n. 9
Potremmo dopo 942 giorni, scongiurare l'ipotesi di Emma Bonino come prossimo Ministro degli Esteri?

Domanda n. 10
Morirò mogheriniano?

Nicola Marenzi


martedì 16 settembre 2014

#Marò in India: Mancano solo 115 giorni per riportare a casa anche Salvatore.

E' iniziato con l'arrivo a casa di Massimiliano Latorre, il conto alla rovescia per riportare a casa anche Salvatore Girone. Si vede gente che si mobilita?? Il Governo ha messo questa nota come Primo Ordine del Giorno al Consiglio dei Ministri??




La nuova Pesc Federica Mogherini, non ancora insediata, come dicono gli esperti, si occuperà solo ed esclusivamente, di "temi minori".... quindi è già leggittimata a non fare proprio nulla per i nostri Fucilieri di Marina in ostaggio di due Governi Indiani e tre Italiani. Quindi cince ancora l'India per 3 a 2.

Nel frattempo vediamo cosa fa il Presidente della Commissione Difesa alla Camera il Deputato Elio Vito:

"Ho presentato oggi alla Camera un ordine del giorno al Decreto Legge di proroga delle missioni internazionali per impegnare i membri del Governo, ed in particolare il Presidente del Consiglio, il Ministro degli Esteri ed il Ministro della Difesa, ad indossare il fiocco giallo durante gli incontri e le riunioni internazionali.
La Camera, infatti, ha già votato all'unanimità la linea della internazionalizzazione della vicenda dei Marò ed occorre pertanto utilizzare ogni occasione per sensibilizzare gli interlocutori del nostro Paese.
Inoltre, il fiocco giallo rappresenta anche un modo semplice ed efficace per testimoniare vicinanza e solidarietà ai Fucilieri di Marina ed alle loro famiglie."


Ecco il mio commento nel suo Diario in Facebook:
 
"Si Onorevole, proprio una bella proposta. Spero altresí che il Presidente del Consiglio, il Ministro Mogherini e il Ministro Pinotti, una volta indossato, qualora lo facessero, vadano anche oltre..... Il Fiocco Giallo é un Simbolo di solidarietà che a mio avviso tutti coloro che hanno a cuore la Vicenda dei due Fucilieri di Marina, dovrebbero indossare. Se lo indosso io, questo assume un significato bellissimo perché, alla fine, é l'unica cosa che ''posso fare''. Se lo indossa un Parlamentare o addirittura un Rappresentante del Governo, é una cosa altrettanto bella, ma non é l'unica cosa che questi possono fare. Il Fiocco Giallo, non darà giustizia a Massimiliano e a Salvatore, non é una firma per l'Arbitrato, non é biglietto aereo di solo andata dall'India per l'Italia..... mi scusi On. Elio Vito , ma c'é bisogno di ben altro. Cordialità".

Ovviamente, il commento è stato rimosso, perchè??? Io un'idea me la sono fatta..... questo Signore ha paura di perdere credibilità con chi ancora crede nelle sue favolette.

Un'ultima domanda, che va oltre..... ma il Presidente della Repubblica, che fine ha fatto?



domenica 14 settembre 2014

#Marò in India: Latorre abbraccia i suoi cari «Il mio pensiero è per Girone»



«Finalmente a casa», con il pensiero al commilitone Girone. L’aereo con il marò Massimiliano Latorre, decollato da New Delhi, è atterrato ieri pomeriggio nella Base della Marina Militare Italiana di Grottaglie, in provincia di Taranto. Il fuciliere del Battaglione San Marco era atteso dal ministro della Difesa, Roberta Pinotti, e dal Capo di Stato Maggiore della Marina, Giuseppe De Giorgi. Il marò, trattenuto in India da due anni e mezzo, con accuse ingiuste e infamanti, è arrivato a casa, nella sua Taranto, un pugno di ore dopo la sentenza della Corte suprema di Delhi, che gli ha concesso quattro mesi di convalescenza dopo un’ischemia.

Massimiliano Latorre, dopo una breve visita medica, ha raggiunto l’abitazione di una sorella, nel rione Tramontone, dove è stato accolto dai familiari. Latorre è arrivato a bordo di un pullmino verde della Brigata San Marco, scortato dalle forze dell’ordine. Ringraziando il «ministro Pinotti, insieme al governo per quanto fatto», Paola Moschetti Latorre, la compagna di Massimiliano, ha detto che il marò «si è separato con disagio da Salvatore». E ancora: «Siamo sollevati per il rientro a casa di Massimiliano e speranzosi che il percorso terapeutico che ha intrapreso possa condurlo ad un pieno recupero». Paola Moschetti ha aggiunto che «Massimiliano ritiene che sulla sua guarigione inciderà anche la rapida e definitiva soluzione della controversia con l’India, che possa finalmente restituire la serenità a lui e Salvatore Girone». Anche per «questa ragione - ha proseguito - chiedo che nei prossimi mesi sia rispettato il nostro desiderio di assoluta privacy e discrezione. È tempo che Massimiliano si concentri sui suoi cari e sulla sua riabilitazione».

«Sono felicissima che sia in Italia - ha detto Giulia Latorre, figlia del fuciliere - spero che si riprenda e che stia meglio. Finalmente staremo con papà tutti insieme noi figli».

Latorre è in Italia «non perché in India non sia curato bene - aveva precisato il suo legale, Carlo Sica - ma per motivi psicologici e affettivi, per avere vicini la compagna e i figli». L’Italia ha garantito al governo indiano che tra quattro mesi il marò tornerà in India per affrontare il processo insieme a Girone. Il via libera al ritorno in patria di Latorre non ha provocato nessuna protesta in Kerala, lo stato indiano di cui erano originari i due pescatori e della cui morte sono stati accusati i marò italiani. In altre due occasioni il rientro, temporaneo, aveva suscitato sdegno e proteste da parte di chi li ritiene, senza prove o sentenza, già colpevoli. Ieri la partenza è avvenuta nella più assoluta indifferenza del partito dei «colpevolisti» indiani.

Fonte: http://www.iltempo.it/

#Marò in India: È finito il tempo di rinvii


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Ostaggio. Doloroso a pensarlo. Doloroso a dirlo. Il rientro in Italia di Massimiliano Latorre, notizia per la quale non si può che essere felici, però, pone Salvatore Girone nella condizione di ostaggio e impone all'Italia di agire e di farlo in fretta.

Il tempo delle chiacchiere deve finire, una volta per tutte. La strada della diplomazia che il governo Renzi dice di star percorrendo non è attuabile. Vorremmo che lo fosse, ma le parole, qualche giorno fa, del ministro degli Esteri indiano Sushma Swaraj lo confermano. L'India non ha mai preso in considerazione la linea diplomatica per risolvere il caso dei due marò, né lo farà. Per l'India l'unica strada praticabile è quella giudiziaria, come se i nostri due marò fossero delinquenti, per noi quella della controversia internazionale.

E lasciano esterrefatti e non poco, le parole di stima che il premier Matteo Renzi ha usato nei confronti dell'India. Probabilmente, continua a non rendersi conto della gravità della situazione e della condizione in cui si trovano due servitori dello Stato, abbandonati prima da Monti, poi da Letta e oggi dal suo Governo.
Siamo veramente al paradosso. Una Nazione seria non avrebbe mai abbandonato due suoi uomini in questo modo. Lo ripeto da tempo ormai. L'arbitrato internazionale non basta più. È necessario un intervento diretto del Consiglio delle Nazioni Unite, ai sensi dell'articolo 33 dello Statuto dell'ONU. L'Italia deve lasciare immediatamente l'Oceano Indiano e il Libano. Caro Renzi, il tempo è finito. Il countdown è iniziato. Questa volta non bastano gli annunci, le frasi fatte e centoquaranta caratteri per barare e dire che si sta lavorando. Ci vogliono i fatti.

Fonte:  http://www.iltempo.it/ 
           di Edmondo Cirielli

«Il diritto all’immunità per i nostri due marò»


Roberta Pinotti

«Siamo contenti del ritorno di Massimiliano Latorre, ma dobbiamo risolvere complessivamente la questione dei nostri due fucilieri di Marina. La posizione del governo non cambia: erano in missione e per questo restano coperti da immunità funzionale»: il realismo del ministro della Difesa Roberta Pinotti raffredda gli entusiasmi di tanti esponenti del governo, a partire dal presidente del Consiglio Matteo Renzi, dopo la concessione al marò tarantino di un permesso temporaneo. La Pinotti è stata ieri nel Sacrario d'Oltremare di Bari e al termine della cerimonia, tenuta a pochi passi dalla casa di Salvatore Girone, ha fatto prima il punto sulla querelle diplomatica e giudiziaria con l'India.


 
Ministro Pinotti, in un tweet dopo l'ordinanza della Corte Suprema, il premier Renzi ha annunciato una «collaborazione con la Giustizia indiana». Sarà riconosciuta la giurisdizione di Nuova Delhi?
«Non abbiamo modificato l'impianto che abbiamo sempre sostenuto. I marò, i nostri due fucilieri Latorre e Girone, erano in missione per l'Italia e come tutti i militari in missione sono coperti da immunità funzionale».

A cosa si riferiva il presidente del Consiglio?
«La collaborazione consiste nel riconoscere che la Corte Suprema si è riunita in tempo brevissimo dopo la presentazione della nostra istanza e ha dato un giudizio positivo. È un segnale ma questo non cambia i termini della contesa. Abbiamo voluto sottolineare un gesto di sensibilità».
 
Le prossime mosse?
«Il giorno in cui la Corte si è espressa su Latorre, ho chiamato Salvatore Girone. Ho sentito in queste ore anche la famiglia del militare barese. C'è stata un’emergenza legata alla salute, e abbiamo trovato una disponibilità del governo indiano. Dopo questa apertura vorremmo risolvere la querelle nell'intero complesso».
 
La strategia del governo?
«Non parlare troppo del caso, perché non è utile commentare i diversi passaggi. Lavoriamo incessantemente perché si possa trovare una soluzione».
 
Sul tavolo della Nato ci sono varie opzioni per le crisi in Medio Oriente.
«C'è stato un momento in cui nell'Alleanza Atlantica si discuteva soltanto del tema dell'Est e della crisi Ucraina-Russia. L'Italia ha invece inteso sottolineare il nodo cruciale della formazione di uno "stato islamico" che ha proprio come base l'idea della "guerra santa"».
 
Quale ruolo può svolgere l'Europa?
«Il Consiglio Europeo del 15 agosto si è tenuto su forte spinta dell'Italia: si è deciso che per intervenire sulla situazione umanitaria, era anche necessario consentire che le persone si difendessero. Da qui l'ipotesi di armare i curdi, affinché potessero difendere la popolazione e le minoranze perseguitate. C'è una presa di consapevolezza della comunità internazionale e siamo disponibili ad aiutare la coalizione».
 
Come?
«L'Italia ha degli aerei da rifornimento che sono un bene importante, non molte nazioni ne dispongono; abbiamo degli addestratori molto abili, e sempre riconosciuti come capaci di far evolvere le forze armate dei Paesi dove andiamo ad operare. Stiamo pensando a questo tipo di interventi».
 
Che sponde può trovare l'attuale schieramento internazionale?
«Il coinvolgimento degli stati arabi è la mossa giusta: sono i primi ad essere offesi dall'Isis. Non si tratta di una guerra dell'Occidente contro l'islam, ma di un conflitto tra chi crede nei diritti umani, dei popoli e delle minoranze contro chi pensa di fare della "guerra santa", fondata su un'unica religione, uno strumento di distruzione e morte».

Fonte: http://www.iltempo.it/

Abbiamo le prove Sono innocenti



I due Marò sono innocenti, e da oltre un anno ne abbiamo le prove. Fin dai primi giorni apparvero una serie di contraddizioni sulla ricostruzione dei fatti, non tornavano i tempi, le posizioni, le testimonianze, persino il calibro dei proiettili repertati nell'autopsia delle vittime era diverso da quelli in dotazione: Latorre e Girone dovevano essere scagionati subito, ma sappiamo com’è andata. 

A forza di scavare, ordinando e riscontrando le informazioni secondo i metodi dell'analisi tecnica giudiziaria (da 20 anni faccio questo) emersero una serie di «magagne processuali» tali da invalidare l'impianto accusatorio di fronte a qualsiasi tribunale: distruzione dei reperti giudiziari (il peschereccio restituito al proprietario e da questo subito affondato), omissioni nelle indagini (la petroliera greca Olimpyc Flair che aveva denunciato un attacco pirata nella stessa zona non venne richiamata in porto), e così via, al punto che a marzo 2013 depositai in procura la richiesta di non rimandare i marò in India spiegando perchè non avrebbero avuto un giusto processo. 

La svolta arrivò a giugno 2013: facendo tradurre le dichiarazioni del comandante del peschereccio rese a caldo al momento dello sbarco, davanti a telecamere e a un graduato di polizia, questo dichiarò che gli avevano sparato alle 21.30, cinque ore dopo l'incidente alla petroliera italiana. Negli stessi giorni recuperammo una mail della Guardia Costiera indiana e venne fuoriche tutta la storia della «fuga e la caccia» alla petroliera Enrica Lexie che scappava nell'Oceano Indiano era inventata di sana pianta. Abbiamo le prove che fin dal secondo giorno le autorità indiane montarono il caso «contro gli italiani». I magistrati hanno tutto. Come si è arrivati a questo punto è un vero mistero di Stato.

Fonte:  http://www.iltempo.it/
          di Luigi Di Stefano

venerdì 12 settembre 2014

La misericordia dell'India



Felice che Massimiliano Latorre possa tornare per qualche tempo in Italia, per curarsi e sentire l’affetto dei suoi, e della sua gente.  Ma so che un cruccio doloroso più di ogni altra complicazione medica lo accompagna: lascia a Dehli Salvatore Girone. E questo fatto, da solo, vale più di ogni altra garanzia scritta: o l’imbelle classe politica italiana riuscirà in questi quattro mesi a riportare a casa anche Girone, o Latorre tornerà a dividere con lui la cattiva sorte.  
 

Non è stato un colpo di scena, quello della licenza sanitaria a Latorre. Il governo indiano di Narendra Modi, che l’informazione italiana aveva descritto con toni catastrofici, ha fatto quello che era lecito aspettarsi in una vicenda nata nel vecchio partito di governo, il partito del Congresso di Sonia Gandhi: è stato pilatesco. Non era affar loro, e il buon senso, davanti a un pasticcio di una giustizia incapace di arrivare  a un processo con prove costruite a malo modo, ha portato il governo a ripetere quel che Narendra aveva detto a Renzi: è una questione che riguarda la giustizia indiana, non il governo. 

Lasciando con il cappello in mano tutti i buoni propositi del terzo governo italiano ad occuparsi maldestramente della questione: “deve essere rispettata l’immunità funzionale, non può essere la giustizia indiana a giudicarli, ricorreremo a un arbitrato, però cerchiamo un canale di dialogo con il nuovo governo indiano…”. Parole tante, fatti zero.   

L’arbitrato richiede tempi lunghi, ma passi certi, e un segno di rottura che obblighi la comunità internazionale ad occuparsene, per risolvere un contenzioso altrimenti irrisolvibile. Così, il destino ha voluto che quella giustizia indiana, respinta a parole, ma mai investita da una strategia difensiva che facesse dell’innocenza dei due marò un punto forte e decisivo, vedesse stamane gli avvocati difensori invocare una sorta di clemenza, un atto di generosità verso un indiziato che, al contrario, è vittima di una montatura cui giustizia indiana e italiana, classe politica indiana e italiana, vertici militari indiani e italiani dovrebbero delle scuse.  

In questo mondo alla rovescia l’unico sorriso, ma amaro,  viene dalla garanzia scritta che l’ambasciatore Daniele Mancini ha dovuto fornire alla corte sul rientro di Latorre, al termine dei quattro mesi. L’ambasciatore che era stato consigliere diplomatico del ministro Passera, tra i protagonisti dell’infausto rientro in India dei due fucilieri di marina, l’ambasciatore che si era visto minacciare una sorta di limitazione della libertà se i due non fossero rientrati, l’ambasciatore che li ha mal sopportati in ambasciata richiedendo persino un rimborso di qualche centinaio di euro per i danni causati dalla biancheria dei due stesa ad asciugare su qualche rete di recinzione. Sognava di essere il diplomatico del business tra la rampante India e l’Italia delle commesse, gli tocca firmare garanzie, invece che contratti.  

Non a tutti i protagonisti della vicenda è andata così male, se sono vere le voci che danno l’ ex ministro della Difesa, ammiraglio  Di Paola, candidato al vertice di Finmeccanica. E gli altri grandi nomi, in questa galleria degli errori e delle incapacità ?  Hanno quattro mesi di tempo. Inizia un conto alla rovescia: quattro mesi di tempo per riportare a casa anche Girone, e senza bisogno che si ammali.  C’è una parola d’onore data all’India ? Certo, ma c’è anche l’onore di due vittime innocenti, e quello di quel che resta di questo nostro Paese. Tutto vorremmo, meno che  fra quattro mesi l’ultimo a difendere quest’onore fosse Massimiliano Latorre, consegnandosi all’abbraccio di Girone, e non lasciandolo indietro.

Fonte:  https://www.facebook.com/pages/Toni-Capuozzo/41372465810?hc_location=timeline

martedì 9 settembre 2014

#Marò in India: La posizione indiana «uccide» la strategia diplomatica di Renzi

Giulio Terzi di Sant'Agata, ambasciatore ed ex ministro degli Esteri del governo Monti, mette in guardia gli italiani dall'applaudire l'annuncio che l'India non si opporrà al rientro in Italia del marò per motivi di salute, se autorizzato dalla Corte Suprema, dopo il recente ictus. È, spiega, «un duro colpo per la strategia del governo Renzi», che sarà costretto «a riconoscere la giurisdizione indiana dopo aver sempre sostenuto l'illegittimità» di un un processo in loco.
Nel mirino di Terzi, a poche ore dall'ultimo sviluppo del "caso marò", è il racconto della posizione indiana «assolutamente parziale» da parte dell'informazione italiana. Il Ministro degli esteri indiano, sottolinea, «ha detto testualmente che con l'Italia non è in corso alcun dialogo, e che il processo ai militari deve continuare». Una posizione, per Terzi, «che uccide in maniera clamorosa sei mesi di altalena di Renzi». Che «ha sempre parlato di un cambio di passo nei rapporti con l'India», convinto di «riportare in Italia i due marò senza passare da un processo» "indiano", considerato «illegittimo e inaccettabile». Ma le cose, per l'ex ministro degli Esteri, non sono così semplici, perché «tra le garanzie che ora verranno chieste all'Italia per il rientro di Latorre ci sarà una forma di riconoscimento della giurisdizione indiana, e questo sarebbe davvero la chiusura finale atroce quanto la folle decisione di rimandare in India i due marò nel marzo 2013».

Linea diplomatica Ue sconfessata da primo rientro dei marò
Terzi boccia anche l'idea che aver insistito nel far rientrare i nostri militari nel paese indiano dopo la prima licenza abbia contribuito a rinsaldare i rapporti economici con l'India e la nostra credibilità: «Credo che il clima dei rapporti dopo il ritorno dei marò sia molto peggiorato. Abbiamo sbagliato bersaglio, ci siamo sparati sui piedi. Dopo il ritorno dei marò le nostre imprese si sono trovate in difficoltà». Non solo, aggiunge rivelando un aspetto inedito: la scelta italiana, contrastata da Terzi, «ha attirato le forti critiche degli ambasciatori europei, che in una riunione a New Dehli all'epoca dei fatti lamentarono la caduta di credibilità dell'intera Unione europea» e della sua linea diplomatica. Che, conclude Terzi, aveva deciso di puntare su un arbitrato e sul ricorso alla Corte di giustizia internazionale», dopo le violazioni indiana alle norme sull'immunità del nostro ambasciatore, i cui movimenti furono limitati in modo arbitrario.

Mogherini Mrs Pesc vantaggio per l'Italia solo se punterà su temi minori
Da pochi giorni, l'Italia può contare sulla nomina a Mrs Pesc della ministra degli Esteri Federica Mogherini, ma per l'ex ministro Terzi questo potrà rappresentare un vantaggio sul fronte indiano solo se nel suo nuovo incarico di alto commissario alla politica estera Ue punterà sulla valorizzazione dei temi diplomatici «residuali». Sul punto, spiega Terzi, «condivido la linea dell'Economist, che ha fatto rilevare come non ci sia spazio per un ruolo dell'Alto commissario sui grandi temi politici, il discorso con la Russia è infatti affidato alla Germania, che fa la politica estera e quella economica. L'alto rappresentante non potrà discostarsi». Lasciate ai paesi guida le scelte "pesanti", Mogherini dovrà «puntare sui temi minori di politica estera sui quali può accrescere il suo ruolo, residuale per l'Europa ma non per i singoli paesi». 

Fonte: http://www.ilsole24ore.com/