domenica 25 gennaio 2015

Fucilieri di Marina, quattro domande alla Marina Militare

Il dramma che coinvolge Massimiliano Latorre e Salvatore Girone  si avvicina al giro di boa del terzo anno e la vicenda si complica sempre di più con sfaccettature che devono assolutamente essere chiarite.

Misteri che non possono rimanere tali a partire dal perché l’allora Ministro della Difesa Gianpaolo Di Paola non senti l’esigenza morale di informare immediatamente il Parlamento che tutta la linea di Comando dei due Fucilieri di Marina era stata immediatamente avvertita su quanto accaduto  dall’Armatore della Lexie e aveva dato l’assenso perché la nave e l’equipaggio si consegnasse in mani ostili,  rientrando in acque territoriali indiane. 
 
Il Ministro, invece, ne dette notizia ufficiale solo il 18 ottobre 2012, 8 mesi dopo i fatti, perché sollecitato da un’interrogazione scritta. In quell’occasione (è agli atti parlamentari) ammise che la Difesa era stata informata che la Lexie sarebbe rientrata in acque indiane.
 
Esaminando  la vicenda nella sua completezza, traspare, inoltre, che nella migliore tradizione italiana, chiunque a livello decisionale sia stato coinvolto più o meno direttamente negli eventi ha progredito nelle sue funzioni professionali come, ad esempio,  il dott. Staffan De Mistura e l’Ambasciatore Mancini prossimo ad assumere la prestigiosa carica di responsabile della Rappresentanza diplomatica italiana presso la Santa Sede.  

Inoltre, notizie di questi giorni ci confermano,  seppure ce ne fosse stato bisogno,  che i paventati interessi economici che avevano indotto a riconsegnare all’India i due Marò il 22 marzo 2013, con ogni probabilità non erano ipotesi ma certezze che meriterebbero di essere approfondite (http://fernandotermentini.blogspot.it/2015/01/caso-maro-urge-commissione-parlamentare.html).

Ieri l’ultima ciliegina sulla torta ! Vari quotidiani e riviste nazionali ci informano di una comunicazione del Comandante della Lexie, a cui, peraltro,  in passato avevamo accennato seppure superficialmente nelle pagine di questo blog, e lo fanno con precisazioni davvero interessanti quando scrivono che la email con la narrazione dell’accaduto era stata spedita alle 19.15 del 15 febbraio 2012 mentre l’armatore del peschereccio S. Antony ha sempre dichiarato che i suoi pescatori furono uccisi alle 21.30 (orari locali ndr).  

Gli stessi organi di informazione ci dicono anche che la email fu inviata anche alla nave militare Grecale, Ammiraglia dell’Operazione anti pirateria Atlanta, ed  al marittime Security Centre Horn of Africa e all’United Kingdom Marine Trade operations e quindi atto ufficiale internazionale.
Dovrebbe, inoltre,  esistere anche un altro documento, fatta salva ogni possibile smentita o chiarimento della Marina Militare, il comunicato 04 del  15 febbraio 2012,  che informava : “I Fucilieri del Battaglione S. Marco, imbarcati come nucleo di protezione militare (NPM) su mercantili italiani sono intervenuti oggi alle 12,30 indiane, sventando un ennesimo tentativo di abbordaggio. La presenza dei militari della Marina Militare ha dissuaso cinque predoni del mare che a bordo di un peschereccio hanno tentato l’arrembaggio della Enrica Lexie a circa 30 miglia ad Ovest della costa meridionale indiana …..”.
A questo punto il condizionale è d’obbligo, troppi i dubbi e le incongruenze che dovrebbero essere chiarite,  almeno dalla FA di appartenenza dei due Fucilieri di Marina a cui proponiamo quattro quesiti.  
  1. Se è confermato che la nave Grecale abbia ricevuto la comunicazione dell’Armatore della Lexie, perchè solo ora se ne ha conoscenza pur trattandosi di un documento di estrema importanza per la difesa dei due Marò e fornire ai cittadini italiani un’informazione che potesse sgomberare ogni dubbio sull’operato di Latorre e Girone, riconsegnando ai due militari l’onore che loro compete ?
  2. I contenuti del “Rapporto Piroli” seppure segretato sono stati resi noti da un quotidiano italiano che ne è entrato in possesso. Sicuramente una fuga di notizie che forse andava immediatamente chiarita.
  3. Il comunicato 04 del 15 febbraio 2012 è confermato ? In caso affermativo sarebbe opportuno chiarire il perché ci troviamo di fronte ad una serie di comunicazioni non sempre congrue fra loro.
  4. Perché la FA Marina Militare non ha mai preteso che ai Sottufficiali Massimiliano Latorre e Salvatore Girone fosse garantito il diritto dell’immunità funzionale ?
La situazione è sicuramente complicata e forse una volta per tutte  sarebbe eticamente auspicabile che da parte della  Difesa fosse avviata un’indagine interna e dal Parlamento fosse nominata una Commissione di inchiesta.

Fernando Termentini, 24 gennaio 2015 - ore 09,00
Fonte: http://fernandotermentini.blogspot.it/
 

sabato 17 gennaio 2015

Gli organi di stampa, i marò e Greta e Vanessa.

Il web pullula di provocazioni riferite alle due ragazze "cooperanti" appena liberate mettendo la vicenda in relazione ai marò.

Anche se i due casi sono totalmente diversi tra loro, si ha la sensazione netta che le misure adottate dalla Farnesina e dagli agenti dei servizi segreti siano di due grandezze inversamente proporzionali.
Non voglio entrare nel merito dell'operazione governativa che ha riportato in Italia Greta e Vanessa o di quella che dopo tre anni non ha portato a nessun risultato garantendo ancora una lunga permanenza in India a Massimiliano e Salvatore.

La cosa che mi indigna ancora una volta sono gli organi di stampa che come al solito cavalcano l'onda della notizia senza alcuna ragione o rispetto per nessuno. Se da una parte la cosa più importante è quella di fare notizia mettendo alla gogna le due ventenni o santificarle dall'altra si continua a sostenere la colpevolezza dei due Fucilieri di Marina.

Non si cerca di fare un indagine giornalistica dove si potrebbe far luce su alcune questioni relative alle due vicende. Anzi in verità l'indagine sui marò il Giornalista Toni Capuozzo l'ha realizzata con Luigi Di Stefano e Stefano Tronconi, ma lo spazio a lui riservato in Televisone è stato minimo e in fasce orarie in cui nessuno o in pochi potessero ascoltarlo (....).

L'informazione a cui assistiamo, quella atta solo alla vendita di copie di quotidiano, o di propaganda politica o ancora, quella per incrementare lo share, è la stessa che sta disorientando l'opinione pubblica schierando le persone, o di qua o di la, senza elementi sostanziali e argomentazioni sostenute da approfondimenti.

Allora via agli slogan:
- i marò sono due mercenari assassini;
- le ragazze sono due terroriste;

TRANQUILLI, CONTINUIAMO PURE A LITIGARE TRA NOI. SIAMO SOLO VITTIME DI UN SISTEMA CHE CI STA USANDO PER I PROPRI SCOPI PERSONALI (ARMI DI DISTRAZIONE DI MASSA) DOVE VERRANNO VENDUTE PIU' COPIE DI GIORNALE E IL SIGNOR FACEBOOK POTRA' BENISSIMO GUADAGNARCI SEMPRE PIU' CON I NOSTRI CLIC.
DOMANI TUTTI ALLO STADIO, MI RACCOMANDO.... A SFOGARE LA NOSTRA RABBIA CONTRO I TIFOSI AVVERSARI.

Le cooperanti a casa e i maro in India..... altro non c'è dato da sapere.

Nicola Marenzi

#Marò in India: L'EU chiede il rimpatrio dei marò ma li dà per colpevoli.


Finalmente dopo tre anni l'UE "stimolata" da alcuni Parlamentari formula una risoluzione della vicenda dei due Fucilieri di Marina del Battaglione San Marco detenuti illegalmente in India dal 19 Febbraio 2012. 

Finalmente perchè l'UE oltre a sentiri indignata non ha fatto e detto altro per due cittadini Italiani e Europei in tutto questo tempo.

Il rammarico sta nel testo della risoluzione ma anche nella nota divulgata dall'Ufficio Informazione in Italia del Parlamento Europeo, nonostante l'impianto accusatorio sia viziato da:
  1. indagini omissive verso altri potenziali colpevoli;
  2. distruzione dei reperti giudiziari;
  3. negata ammissione dei Consulenti Tecnici della difesa;
  4. secretazione degli atti processuali dopo l'incriminazione formale;
  5. grave indizio di costruzione di false prove a carico;
  6. omissione di elementi a difesa;
  7. completa inattendibilità dei testimoni a carico;
  8. costruzione di falso scenario da parte della Guardia Costiera.
Ce ne è abbastanza per invalidare qualsiasi accusa e arrivare al proscioglimento dei due accusati.

Ecco l'ultima frase riportata nel testo Europeo.... 
Nel febbraio 2012, i due marò italiani, imbarcati su una nave commerciale italiana nell'ambito della missione internazionale contro la pirateria, avevano aperto il fuoco temendo un attacco dei pirati e due pescatori indiani vennero uccisi.(http://www.europarl.it/it/root.html)

Il testo integrale della risoluzione:
http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-%2f%2fEP%2f%2fTEXT%2bTA%2bP8-TA-2015-0013%2b0%2bDOC%2bXML%2bV0%2f%2fIT&language=IT


         

Blog e Testate giornalistiche: siamo davvero un problema? di Andrea Lenoci

Il termine blog deriva da web log ossia "traccia su rete". In particolare questa parola è costituita dal termine "web" cioè Rete e il termine "log", ossia un  software che tiene traccia degli accessi. La versione tronca Blog fu coniata da Peter Merholz nel 1999, intitolando il suo sito "we blog" e dando origine al verbo "to blog".

Il fenomeno, spopolato in America, divenne famoso in Italia nel 2001, con la nascita di alcuni servizi gratuiti dedicati alla gestione dei blog, che non citiamo per evitare pubblicità di uno piuttosto che di un altro. Ma un blog è molto di più.
È un luogo di interazione, un posto in cui ci si può unire virtualmente ad altre persone, esprimendo le proprie idee, le opinioni e le considerazioni, con la creatività che fa la differenza tra i vari blogger. Un luogo in cui, chi interagisce può, a sua volta, rivolgere dei commenti al blogger o ad un determinato articolo, meglio denominato "post": commenti che possono fornire consigli o suggerimenti, critiche o apprezzamenti, pareri insomma eterogenei che spingono quindi anche gli utenti finali ad essere creativi, liberi e soprattutto spontanei.

Un blog è costituito quindi da un frontend e da un backend; con il primo si intende la visualizzazione pubblica dei contenuti, i quali vengono proposti agli utenti con un'interfaccia grafica, quale massima espressione della creatività del webmaster che la assembla, tale da consentire una piacevole lettura e una facile interazione; il lato backend invece, è l'interfaccia amministratore del sito, ossia un software che permette al blogger di inserire e personalizzare i contenuti, anche con l'aggiunta di media (foto, video o altri contenuti multimediali).

Ulteriore distinzione è possibile farla tra un servizio di blog gratuito e un dominio fissato su un hosting privato. Il primo consente al blogger di ottenere il software di cui ha bisogno senza alcun costo: tuttavia ciò comporta l'utilizzo esclusivamente dei servizi forniti dal provider cui ci si affida ed inoltre, in questo caso il nostro dominio sarà cosiddetto di terze parti (esempio http://mioblog.fornitoredelservizio.it). Il secondo invece, previo pagamento di un hosting che, senza scendere nei dettagli può avere costi che partono da 30€ circa annuali a salire, consente di avere un dominio scelto dal blogger e ad egli dedicato ed intestato (esempio http://www.ilmioblog.it); in questo caso il blogger potrà scegliere anche il tipo di software da utilizzare (il più famoso è completamente gratuito è Wordpress) e i template, ossia le interfacce grafiche, da utilizzare. Tuttavia quest'ultima scelta prevede migliori conoscenze informatiche per la personalizzazione del blog secondo le esigenze del suo creatore.

Detto ciò appare evidente quindi la differenza tra un blog e una testata giornalistica online e, di conseguenza, anche la differenza tra blogger e giornalista. Un blog è un luogo, virtuale o telematico, nel quale il blogger esprime le proprie idee senza che vi sia una verifica preventiva sulla provenienza ed un riscontro di veridicità su quanto scritto. Diversa è la figura dei giornali, in qualunque modo siano pubblicati (Internet, Tv o radio); questi, raccolgono una selezione operata dal giornalista che ricopre la figura di Direttore Responsabile, delle informazioni che quest'ultimo ritiene interessanti per l'utente al quale il servizio si rivolge. In questo caso tutte le informazioni/notizie devono essere preventivamente verificate nella loro veridicità ed inoltre, la loro divulgazione non deve essere contraria alle norme civili e penali vigenti.

La natura di siffatta differenza è da attribuirsi alla pubblicità del servizio, ossia alla moltitudine di persone cui il servizio è diretto. Un giornale sarà necessariamente ritenuto più attendibile rispetto ad un blog, anche se paradossalmente, in molti casi accade esattamente il contrario: pur rappresentando infatti, la previsione legislativa secondo cui le notizie devono essere preventivamente verificate, la discrezionalità di scelta del Direttore Responsabile circa i contenuti da pubblicare, può indirizzare quella testata in un senso piuttosto che in un altro, rendendo edotto il proprio lettore di alcuni eventi e tenendolo all'oscuro di altri.

Nonostante la nostra disamina, il problema blog/testata si trascina ormai da tempo, nonostante ci siano stati anche autorevoli interventi in merito. Taluni attribuivano l'annoso problema ad una questione di responsabilità: ciò non è assolutamente vero, in quanto nel caso di testata giornalistica, il responsabile di illeciti civili o di reati penali è da individuarsi nella persona che ricopre il ruolo di Direttore Responsabile; nel caso di un blog, le responsabilità ricadranno sul blogger che sarà in ogni caso perseguibile per quanto scritto. A titolo meramente esemplificativo e non esaustivo, il blogger che offende l'onore e il decoro di tizio è perseguibile penalmente per il reato di diffamazione aggravata (art. 595 c. 1 - 3 Codice Penale che recita: Chiunque, fuori dei casi indicati nell'articolo precedente, comunicando con più persone, offende l'altrui reputazione, è punito con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a euro 1032 ...omissis... Se l'offesa è recata col mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità, ovvero in atto pubblico, la pena è della reclusione da sei mesi a tre anni o della multa non inferiore ad euro 516). Va da se che, considerando internet come mezzo di pubblicità, la sua responsabilità è aggravata dalla portata di utenti cui sono esposte le frasi diffamatorie.

Invero la realtà è una: giornalisti ed ovviamente l'Ordine dei Giornalisti ritengono i blog dannosi per la loro attività; ma il motivo è che la gratuità di fruizione del servizio degli ormai migliaia di blog presenti in Italia, diminuisce il pubblico pagante delle testate cartacee e online. Se l'utente trova le stesse notizie gratis, ovviamente non compra il giornale. Il resto sono scuse.

I giornalisti di oggi si pongono quasi tutti la stessa domanda: perché uno che non ha una formazione può esercitare lo stesso diritto del giornalista che invece si è laureato per far ciò? Bene, se io fossi giornalista mi porrei questa domanda: se uno che non ha nessuna formazione nel settore fa più lettori di me, qual è la qualità del giornale per cui scrivo?

Resta comunque comprensibile la preoccupazione degli editori che subiscono un decremento allarmante dei lettori sempre più rilevante; ma, secondo me, le soluzioni vanno cercate nell'approccio mediatico all'utente e non in una continua lotta persecutoria nei confronti del blogger, che continua gratuitamente ad esprimere le proprie idee su un diario interattivo.

Tralasciando ora le questioni morali e le prese di posizione degli uni e degli altri, ribadiamo ancora una volta che il Blog è un diario personale che, pur riportando notizie su eventi accaduti, alla stregua di una testata giornalistica, è caratterizzato dalla personale opinione del blogger e dei suoi lettori che esprimono commenti in tal senso. La differenza infatti va rinvenuta proprio nella nostra Carta Costituzionale: mentre le testate giornalistiche sono disciplinate dalla "libertà di stampa", i blog rientrano nella più comune espressione di manifestazione del pensiero sancita dall'art. 21 comma 1 della Costituzione. Riassumendo, il tentativo del giornalista medio di sopprimere i blog con una legge tagliola, non è altro che sintomo di una censura vera e propria che permetterebbe loro di evitare una competizione a costo zero! Per concludere, ricordo che anche la Corte di Cassazione si è espressa in tal senso, con la seguente sentenza:
Corte di Cassazione – III Sezione Penale – Sentenza del 10 Marzo 2009 n. 10535


Un forum online, per la Cassazione, “non rientra nella più specifica disciplina della libertà di stampa, ma solo in quella più generale di libertà di manifestazione del proprio pensiero di cui all’art. 21, comma 1, Cost.”, di conseguenza non è assimilabile a una testata giornalistica e non è soggetto agli obblighi e alle tutele previste dalla legge sulla stampa.

Si tratta quindi di una semplice area di discussione, dove qualsiasi utente o gli utenti registrati sono liberi di esprimere il proprio pensiero, rendendolo visionabile a tutti gli altri soggetti autorizzati ad accedere al forum, ma non per questo il forum resta sottoposto alle regole ed agli obblighi cui è soggetta la stampa (quale quello di indicazione di un direttore responsabile o di registrazione) o può giovarsi delle guarentigie in tema di sequestro che l’art. 21, comma 3, Cost. riserva soltanto alla stampa, sia pure latamente intesa, ma non genericamente a qualsiasi mezzo e strumento con cui è possibile manifestare il proprio pensiero.
Pur vivendo in una Repubblica democratica, talvolta il pensiero di uno o di un'intera categoria, tende a comprimere (o a chiedere una sorta di compressione di) alcuni diritti costituzionalmente garantiti: il blogger invece andrebbe elogiato per un'attività che, pur se fatta per hobby o passatempo, di fatto consente ad una moltitudine di persone di trovare informazioni, notizie ed approfondimenti, non altrimenti rinvenibili in nessun luogo: e questo mantenendo un costo zero per l'utente finale a discapito di una mancata retribuzione di un servizio comunque reso dal blogger alla collettività.
Andrea Lenoci

domenica 11 gennaio 2015

#Marò in India: la Cooperazione Economica che pesa sulla vicenda

Uno dei passaggi meno conosciuti della vicenda dei due Fucilieri del Battaglione San Marco illegalmente detenuti in India dal 16 Febbraio 2012, è la lettera, datata 15 marzo 2013, spedita e firmata dal presidentedi Confindustria, Giorgio Squinzi, al premier Mario Monti. Lettera che, in questa partita, è stata giocata come una carta piuttosto convicente per rispedire Girone e Latorre a New Delhi, «per non mancare alla parola data» e per «evitare gravi ripercussioni economiche» sul made in Italy come si disse allora da Palazzo Chigi.
Il documento esprimeva "la forte preoccupazione del sistema industriale italiano per la situazione delle relazioni politiche bilaterali tra Italia e India", rispetto al 2011 "gli investimenti diretti nel 2012 sisonocontratti in concomitanza con il peggioramento dei rapporti politici" tra i due Paesi. Osservava ancora che "la nostra assenza anche limitata del tempo ci porterebbe in una situazione di forte svantaggio in un mercato tra i più promettent". Niente di più. Ammesso anche che sia ammissibile – e non lo è – pensare di mettere a rischio per interessi economici la sicurezza e la tutela di due soldati italiani, impegnati in una missione internazionale, da Palazzo di viale dell’Astronomia ci si limita ad esprimere una preoccupazione generica "per lo Stato dei rapporti politici dei due Paesi".
Ecco la relazione dell'Ambasciata italiana a New Dheli relativa alla Cooperazione Economica Italo-Indiana

L’India rappresenta oggi un mercato dalle significative potenzialità, forse unico, a livello globale, per l’ampiezza dei margini di inserimento che esso offre, pur in presenza di importanti complessità. Il ritmo di crescita dell’economia indiana resta tra i più elevati su scala globale, nonostante il rallentamento dell’ultimo biennio.
Nel passato decennio il Paese ha attraversato una fase di crescita accelerata, fino a diventare, secondo i dati del Fondo Monetario Internazionale, la decima economia mondiale in termini nominali. Dopo la crisi internazionale del 2009 ed un rapido ritorno ai trend pre-crisi (attorno al 9%  nell’anno fiscale aprile 2010/marzo 2011), la crescita dell’economia indiana si e’ ridotta al 6,7% nel 2011/2012 e al 4,5% nel 2012/2013. Le previsioni per l’anno fiscale aprile 2013/ marzo 2014 si collocano  attorno al 5% .

Il World Economic Outlook" del Fondo Monetario Internazionale del gennaio 2014  prevede per l’India una crescita del PIL del 6,4% nel 2015.

Il Governo di New Delhi si e’ dato l’obiettivo di elevare, entro il 2025, il contributo del settore manifatturiero al PIL dall’attuale 15% al 25%, creando al contempo circa 100 milioni di posti lavoro. Il Governo ha inoltre lanciato, negli ultimi anni, una serie di piani industriali, principalmente volti a colmare il deficit energetico ed infrastrutturale del Paese. Si segnalano la Solar Mission e Wind Mission nel settore delle energie rinnovabili, mentre nel settore infrastrutture e’ stato stimato un fabbisogno di investimenti pari ad 1.000 miliardi di dollari per il quinquennio 2012-2017, gran parte dei quali dovrà essere mobilizzata attraverso la modalità della Public-Pivate-Partnership. Tra gli altri settori altamente strategici, in particolare per l’internazionalizzazione delle imprese italiane, si segnalano la meccanica e meccatronica,  il comparto automobilistico (auto di piccola cilindrata e componentistica) e il settore delle tecnologie agroalimentari, con particolare riferimento alla conservazione e trasformazione del cibo.

Nei venti anni dal 1991 al 2011 l’interscambio commerciale Italia-India e’ cresciuto di 12 volte, passando dal 708 milioni di euro a 8,5 miliardi di Euro. A partire dal 2012 e’ tuttavia iniziato un trend decrescente, che ha portato il commercio bilaterale a 7,1 mld di € nel 2012 (-16,6%) e a 6,95 mld di € nel 2013 (fonte Eurostat).

Nel 2013, dunque, l’interscambio tra Italia ed India e’ diminuito del 2% rispetto al precedente anno. Tale decrescita e’ tuttavia in linea con l’andamento complessivo del commercio tra India ed UE, che nell’anno considerato si e’ contratto del 4,3%, assestandosi sui 72,7 mld di €. Negativo, infatti, anche il dato commerciale riferito agli altri principali partner europei dell’India, tra i quali solo il Regno Unito ha registrato una crescita del proprio interscambio con il Subcontinente. Nel complesso, l’Italia rimane il quarto partner commerciale dell’India tra i Paesi UE (dopo Germania, Regno Unito e Belgio, seguita da Francia e Paesi Bassi), con una quota pari a circa il 9% del commercio totale UE-India.

Le nostre esportazioni in India nel 2013 sono diminuite del 11.1%, mentre si e’ vista una graduale ripresa delle importazioni dall’India, che hanno chiuso l’anno con un +6%, anche in conseguenza del deprezzamento subito dalla rupia. Di conseguenza si e’ ampliato a circa 1 mld di Euro il nostro deficit commerciale con il Subcontinente.

Macchinari e apparecchi continuano a rappresentare la prima voce dell’export italiano in India, con una quota attorno al 40%; oltre un quarto delle importazioni italiane dall’India rientrano invece nella categoria tessile-abbigliamento-accessori in pelle.

Come emerge dal Piano Nazionale dell’Export presentato nel gennaio 2013 dall'Agenzia per la Promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane – ICE, l’Asia sara’, nei prossimi anni, il motore principale, se non l’unico, del commercio mondiale. L’Italia intercetta oggi appena l’1% delle importazioni complessive dell’Asia e poco meno dell’1% di quelle dell’India. Al contempo  circa l’1,5% dell’export totale indiano si dirige verso l’Italia.  E’ dunque evidente come il potenziale non sfruttato rimanga significativo.

Secondo i dati Eurostat, le aziende italiane nel 2011 hanno investito in India 694 mio €, e oltre 1 miliardo di Euro nel 2012 (+59%).
Al dicembre 2012, l’Italia aveva in India uno stock cumulato di investimenti pari 3,75 mld € ovvero il 9% del totale degli IDE europei in India (terza dopo Germania e Regno Unito, tra i Paesi UE).
Per quanto riguarda il flusso "inward”, lo stock di investimenti indiani nell'UE ha subito una crescita costante negli ultimi anni, passando da 584 mio € nel 2004 a 10 mld € nel 2011. La quota italiana sullo stock totale di investimenti indiani nell’UE e' del 2,3% (pari a circa 240 mio €), dopo Regno Unito, Germania e Francia. Il 2012 e’ invece stato un anno negativo per gli investimenti indiani nell’UE, secondo gli ultimi dati Eurostat.
.Nel complesso si tratta di cifre ancora piuttosto ridotte in termini di valori assoluti, ma certamente destinate a crescere, considerata la sempre piu' evidente propensione dei grandi conglomerati indiani a guardare oltreoceano per cercare opportunità di investimento o di acquisizioni al di fuori dei confini nazionali.

Si puo’ stimare un numero totale di circa 400 entità legali e stabilimenti italiani in India, presenti in diverse forme, raggruppabili in tre categorie principali: sussidiarie possedute al 100% dalla casa madre italiana, Joint Ventures (soluzione preferita dalle PMI e d’obbligo nei settori in cui sono ancora previsti tetti massimi agli investimenti stranieri) o uffici commerciali di rappresentanza.

Le principali aree geografiche di insediamento delle imprese italiane in India sono i poli industriali di Delhi-Gurgaon-Noida (c.d. Capital Belt) e di Mumbai-Pune. Il terzo e quarto polo di concentrazione fanno riferimento rispettivamente alla città di Chennai, capitale dello Stato del Tamil Nadu  e alla citta’ di Bangalore, capitale dello Stato del Karnataka. Di rilievo minore la città di Calcutta ed i suoi dintorni. Grazie alla sua politica di facilitazione degli investimenti e al buono stato delle infrastrutture, il Gujarat e’ candidato a diventare nel prossimo futuro un nuovo importante polo di attrazione di investimenti produttivi, nazionali e stranieri. Interessante in prospettiva anche lo Stato del Rajasthan, ove cominciano a registrarsi i primi stabilimenti italiani.

Nonostante marchi come FIAT e Piaggio fossero gia’ presenti sul mercato indiano, la prima vera ondata di investimenti italiani in India si e’ avuta negli anni 90, come diretta conseguenza della stagione di liberalizzazioni economiche attuata in quegli anni dal Governo indiano.  Da allora le imprese italiane hanno continuato a guardare con estremo interesse al mercato indiano, anche se la loro presenza rimane ancora al di sotto delle potenzialità.

Tra i grandi gruppi italiani presenti in India si segnalano: Fiat (oltre alla casa automobilistica, anche New Holland e Magneti Marelli), Carraro, Maschio Gaspardo, Piaggio, Prysmian, Maire Tecnimont, Techint, Luxottica, Danieli, Ansaldo Energia, Snamprogetti/Saipem, Oerlikon Graziano, Brembo, StMicroelectronis, Salini Impregilo, CMC di Ravenna, Bonfiglioli, Mapei, Italcementi, Maccaferri, Ferrero, Bauli, Perfetti Van Melle, Tessitura Monti, Artsana/Chicco, Benetton, Gruppo Coin, etc. La presenza di grandi gruppi industriali italiani certamente funge da traino per la nostra piccola e media impresa. Sono inoltre operative in India numerose case italiane del design d’interni, moda e segmento lusso (tra cui Artemide, Poltrona Frau, Natuzzi, Damiani, Ermenegildo Zegna, Armani, Cavalli, Versace, Missoni ecc.), se pure con un numero di punti vendita ancora limitato.
Particolarmente attente al mercato indiano sono le nostre aziende del settore difesa, tra cui certamente il Gruppo Finmeccanica, Fabbrica d’Armi Beretta, Elettronica, Fincantieri. 

Quanto al segmento finanziario, oltre al Gruppo Assicurazioni Generali, sono presenti in India con uffici di rappresentanza una dozzina di banche italiane, principalmente localizzate nel polo finanziario di Mumbai.

Il dialogo istituzionale bilatere sulle tematiche di interesse economico si svolge regolarmente anche nel quadro della Commissione Economica Mista Italia-India, co-presieduta dai rispettivi Ministri del Commercio e dell'Industria e la cui XVIII sessione si e’ tenuta a Delhi il 14 dicembre 2009.  Si tratta di uno strumento a largo raggio, per affrontare problematiche e sviluppare modalita’ di collaborazione bilaterale in una sfera ampia di tematiche che vanno dalla promozione dei flussi commerciali alla cooperazione industriale nei vari settori (turismo, infrastrutture, aviazione civile, agricoltura, design, tessile solo per citarne alcuni), dalla tutela della proprieta’ industriale alla cooperazione finanziaria ed in materia di rilascio dei visti d’affari.




 
Fonte: http://www.blitzquotidiano.it/
          http://www.ambnewdelhi.esteri.it/Ambasciata_NewDelhi/
        

venerdì 9 gennaio 2015

#Marò in India: La Nia sfida l'ONU, l'UE e lo Stato Italiano.



Il quotidiano The Economic Times ripropone oggi la tesi della Nia secondo cui i due Fucilieri di Marina spararono  premeditatamente contro il peschereccio St.Antony, uccidendo due pescatori.
L'Agenzia di investigazioni (Nia) sostiene di avere le prove che i Fucilieri utilizzarono una forza letale senza provocazione alcuna e che essi non avevano ragioni per ritenere che l'unita' che si stava avvicinando a loro avesse pirati a bordo.Massimiliano Latorre e Salvatore Girone hanno commesso un omicidio indiscutibile. Hanno sparato contro un peschereccio senza alcuna provocazione e senza alcuna reale indicazione che si trattasse di una unita' di pirati (https://www.facebook.com/ansa.newdelhi?fref=photo).
Fotografia elaborata da Claudio Alibrandi
E' ormai dai tempi dell'inviato speciale del Ministero degli Esteri, il Sottosegretario Staffan De Mistura, che l'Agenzia Antiterrorismo Indiana prova a formulare il suo impianto accusatorio, che a parere dello scrivente è già nel cassetto pronto ad essere utilizzato nel momento più opportuno. 
Infatti ora che i medici di Latorre stanno per divulgare il loro bollettino medico chiedendo una proroga di qualche settimana al rientro del Fuciliere in India, magicamente la Nia riappare sulla scena delle indagini, anche se fino allo scorso mese la sua presenza, come volevano farci credere, era solo mera formalità da registrare in cancelleria. 

Quando Latorre e Girone vennero rimpatriati due volte (Natale 2012 e Febbraio/Marzo 2013) l'Italia firmo due affidavit e lasciò una cauzione come garanzia del loro rientro in India, così come per il permesso di Latorre per i quattro mese di convalescenza dopo che alla fine di Agosto venne colpito da un ictus. I nostri Governanti invece per l'esclusione della pena di morte e quindi delle indagini della Nia, si sono fidati sulla parola, senza un documento scritto continuando così a ribadire la loro giurisdizione e rischiando pure la condanna a morte dei due miliari.

Insomma, nonostante la giurisdizione esclusiva italiana; nonostante abbiamo le prove documentali che la sparatoria in cui muoiono i due pescatori avviene alle 21:30, ben cinque ore dopo l’incidente della Lexie; nonostante abbiamo anche le prove che le autorità indiane “decretarono” la colpevolezza italiana già il giorno 16 successivo ai fatti ignorando l’orario vero della sparatoria di cui erano a conoscenza, e le prove di una serie incredibile di magagne giudiziarie che trovano spiegazione solo con la necessità di compiacere le decisioni politiche prese il giorno 16, nessuno spiega perché non facciamo valere i nostri diritti, perché non tentiamo di coinvolgere le Organizzazioni internazionali che hanno voluto la lotta alla pirateria marittima.
Ad avvalorare la tesi indiane, ancora prima che i capi d'accusa vengano presentati, ci si mette pure "mamma Rai" che non perde occasioni ormai da tre anni di ribadire a priori la colpevolezza dei nostri due connazionali.

Un Oltim'ora di Televideo delle 14.47 di Giovedì 8 Gennaio la nota presenta questa dicitura:
"Marò Lascia Ospedade, va altra struttura"
Il marò Massimiliano Latorre ha lasciato il Policlinico di San Donato "per essere trasferito in un'altra struttura dove sarà sottoposto a follow up neurologico". Così la Direzione Sanitaria.
Il 5 Gennaio era stato operato per un'anomalia cardiaca. Per il quotidiano indiano The Indu, la Corte Suprema Indiana sarebbe disponibile a discutere l'eventualità di una proroga al permesso di restare in Italia per cure mediche, concesso al marò italiano coinvolto nella morte di due pescatori nel Kerala. L'udienza fissata dalla Corte si terrà il 12 Gennaio.
E la farsa continua.......

Nicola Marenzi



lunedì 5 gennaio 2015

#Marò in India: Lettera aperta a Matteo Renzi, di Giovanni Sergi

Egregio Presidente del Consiglio, 

Egregio Presidente non eletto per Mia libera scelta o libera scelta di un Popolo che “fu Sovrano”, ma eletto, da un Gruppo di persone che, per motivi a Noi sconosciuti, hanno condiviso la Sua ascesa al Palazzo, con un Governo che non mi rappresenta. Un Governo, che non tutela e non salvaguarda il benessere economico, lavorativo, fisico e psichico del Mio Popolo, del Popolo ITALIANO. 

Un Governo, che con arroganza, ha messo in ginocchio un'intera Nazione che vive ogni giorno, il peso di un dissesto sociale, organizzativo ed economico che non condivide, che non ha voluto, ma soprattutto, che non ha creato. L'Italia è un paese strano, dove chi governa, si preoccupa di sostentare gli sfortunati profughi/clandestini, mentre rimangono inascoltate le grida, le urla, le richieste di aiuto degli Italiani e di chi, come ultimo gesto e nel completo disinteresse di chi, dovrebbe essere la “Voce di un Popolo”, si è tolto la vita. Qualcuno, probabilmente anche Lei, Egregio Presidente del Consiglio, avrà giustificato queste morti, come “effetti collaterali”, nel raggiungere un collettivo benessere futuro, ma che a tutt'oggi è assolutamente incerto. Anzi, un futuro poco probabile per gli Italiani, ma un benessere certo per chi come Lei, abusa di un potere che non Le è stato dal Popolo assegnato. 

Questa gente, questo popolo, questi “comuni mortali”, rispetto alle cariche da Lei ricoperte, il mio popolo, in quanto io ITALIANO, con grande amarezza, con grande rancore ma anche con grande e civile dignità, denuncia un degrado culturale, morale, sociale, istituzionale ed economico in costante aumento. Una Nazione che, ha visto denigrare la Propria Polizia, i Propri Carabinieri, le Proprie Forze dell'Ordine tutte e le Proprie Forze Armate. 

Vorrei dilungarmi sulla vicenda Marò, per rispondere alle parole da Lei dette e che i giornali e le TV nazionali hanno riportato: “...NON RESTA CHE SPERARE IN UN ATTO DI BENEVOLENZA DEL GOVERNO INDIANO...", ma il buon senso e l'estrema educazione che La Famiglia e la Cultura acquisita mi hanno trasmesso, mi vietano di dirLe ciò che penso. Servono ancora altre conferme agli Italiani, per comprendere l'interesse dedicato da Lei, Dott. Renzi, da Lei, Egregio Presidente del Consiglio, sulla vicenda Marò e sulle sorti dell'Italia e di quel Popolo Italiano che stà morendo? Ricordo a Lei Dott. Renzi, a Lei, Egregio Presidente del Consiglio, che gli appartenenti alle Forze dell'Ordine ed alle Forze Armate TUTTE , sono in primis persone e cittadini. Uomini e donne in divisa che, vivono e condividono con Noi e forse più di Noi, le estreme contraddizioni del Nostro paese e del Nostro Governo e gli attuali e paradossali eventi e disagi che li vedono involontari protagonisti. Vorrei che in Italia, in tutto il Mio Paese, gli stessi appartenenti a tali Forze, stringessero la mano ai Cittadini e con i Cittadini e con un Popolo ormai stanco, unirsi in un naturale quanto normale, civile e silenzioso corteo di dissenso, verso il Suo operato Egregio Dott. Renzi e dell'operato del Governo tutto.

Vorrei che il Mio Capo del Governo, parlasse in Italiano, pensasse in Italiano ma soprattutto, che il Mio Governo pensasse al POPOLO ITALIANO. La rassegnazione Egregio Presidente è una gran brutta cosa e non produce mai nulla di buono. Avere un esempio dall’alto sarebbe di grande aiuto per tutti, uno stimolo forte per migliorare questo paese e c’è bisogno Egregio Presidente, che qualcuno dia questo esempio.

Fu il Generale e Prefetto Italiano, Carlo Alberto Dalla Chiesa che disse:“...ci sono cose che non si fanno per coraggio. Si fanno, per poter continuare a guardare serenamente negli occhi i propri figli e i figli dei propri figli...”.

Consapevole di ciò, La Ringrazio per l'ascolto, Le porgo i più cordiali saluti e Le auguro di poter guardare negli occhi i Suoi Figli e passare così, le stesse tranquille notti che, il Popolo Italiano tutto e le Famiglie dei Nostri Fucilieri di Marina, passeranno grazie alla Sua attiva collaborazione.
La Voce di Nessuno...

Giovanni Sergi

domenica 4 gennaio 2015

i Marò raccontati con semplicità, di Marilina Fenice Grassi


FORSE E' SOLO UNA QUESTIONE DI LINGUAGGIO PER CHI NON HA ANCORA CAPITO IL CASO


DI : Marilina Fenice Grassi

QUESTO ARTICOLO E' SCRITTO PER CHI ANCORA A DISTANZA DI 3 ANNI NON HA ANCORA CAPITO  COSA E' SUCCESSO, E CHE PER TOGLIERSI IL PENSIERO DI RAGIONARCI SOPRA, DECIDE DI GIUDICARE COLPEVOLI I NOSTRI MILITARI. L'HO SCRITTO CON UN LINGUAGGIO SEMPLICE CHE E' IN LINEA GENERALE QUELLO CHE PREFERISCO, PERCHE' POSSA ESSERE ACCESSIBILE A TUTTI SENZA DOVER RICORRERE ( ME LO AUGURO ! ) ALL' AUSILIO DI NOTI ATTORI CHE COSTEREBBERO TANTISSIMO ( scusate l'ironia )





L’INCIDENTE E’ AVVENUTO IN ACQUE INTERNAZIONALI, LA GIURISDIZIONE DUNQUE SPETTA ALLO STATO DI BANDIERA DELLA NAVE, CIOE' ALL’ ITALIA, SULLA CUI NAVE A BORDO C’ERA UN NUCLEO MILITARE DI PROTEZIONE, QUALE ORGANO DELLO STATO RICONOSCIUTO LEGALMENTE E DUNQUE SOGGETTO AD IMMUNITA’ GIURISDIZIONALE ASSOLUTA RISPETTO A QUELLE STRANIERE. 

NON ESISTE UN ANELLO DI CONGIUNZIONE TRA IL COMANDANTE DELLA NAVE MERCANTILE E I MILITARI . L'INCRESCIOSO INCIDENTE E LE ACCUSE RIVOLTE AI NOSTRI MILITARI, PRESENTANO PERO' DELLE PALESI INCONGRUENZE TALI DA FAR PENSARE CHE SI TRATTI DI DUE EPISODI SEPARATI, POICHE’:

1 ) GLI ORARI DEI RAPPORTI NON COINCIDONO ANZI, HANNO UNA DIFFERENZA DI 4 ORE .

2) LE POSIZIONI HANNO UNA DIFFERENZA DI PIU’ DI 10 KM (5 MIGLIA NAUTICHE).

3) I DUE COMANDANTI : QUELLO DELLA LEXIE E QUELLO DEL NUCLEO MILITARE, ASSERISCONO CHE IL PESCHERECCIO DEI PESCATORI MORTI ERA DIVERSO SIA PER LA FORMA CHE PER IL COLORE DA QUELLO VERSO IL QUALE E’ STATA TENTATA L'AZIONE DISSUASIVA E CHE DALL’ OSSERVAZIONE DEI 2 MILITARI, A BORDO C’ERANO PERSONE ARMATE VISTE IN MANIERA CHIARISSIMA.

4) LA CAMERA DI COMMERCIO INTERNAZIONALE ( INTERNATIONALE MARITTIME BUREAU ) REGISTRA CHE ALLA STESSA DATA CI FU UNA SEGNALAZIONE DI UN ATTACCO DI PIRATERIA, RIPORTATO DA UNA PETROLIERA ALLE ORE 21.50 ORA LOCALE AL LARGO DI KOCHI DA PARTE DI DUE IMBARCAZIONI LE QUALI AVEVANO A BORDO 20 PERSONE ARMATE CONTRO LE QUALI LA POLIZIA MARITTIMA INDIANA LOCALE POTREBBE AVER AVUTO UNO SCONTRO A FUOCO CRUENTO CHE POTREBBE ESSERE STATO LA CAUSA DELLA MORTE DEI DUE SFORTUNATI PESCATORI TROVATISI NEL MEZZO. MENTRE LA SEGNALAZIONE DEL TENTATIVO DI ABBORDAGGIO EFFETTUATO DALLA PETROLIERA ITALIANA, E’ COLLOCATO ALLE ORE 16 DELL’ORA LOCALE INDIANA, MA MOLTO PIU’ A SUD DEL PUNTO ROSSO DELLA MAPPA.

4) IL DUBBIO CHE INSORGE E’ CHE L'EPISODIO SEGNALATO DAI NOSTRI , SIA DIVERSO DALLO SCONTRO A FUOCO AVVENUTO NELL’ AZIONE PIRATESCA E DELLA RELATIVA REAZIONE, AVVENUTO PROBABILMENTE ALLE ORE 21.5O IN UN’ALTRA POSIZIONE PIU’ A NORD. ORARIO CHE COINCIDE ANCHE CON L’ORARIO RIPORTATO DAI MEDIA INDIANI SUI 2 PESCATORI MORTI, QUINDI CON UNA TOTALE DIFFERENZA DI TEMPO CON L’AVVENIMENTO RIPORTATO DAI NOSTRI MILITARI DEL BATTAGLIONE S.MARCO. 

MA COSA E’ SUCCESSO? 

E' SUCCESSO CHE IL 15 FEBBRAIO 2012 LA PETROLIERA ITALIANA ENRICA LEXIE STAVA VIAGGIANDO AL LARGO DELLA COSTA DI KERALA ( India Sud Occidentale ), IN ROTTA VERSO L'EGITTO, CON A BORDO 34 PERSONE TRA CUI 6 MARO' DEL 2° REGGIMENTO S.MARCO CON IL COMPITO DI PROTEGGERE L'IMBARCAZIONE DAGLI ASSALTI DEI PIRATI , COSA CHE FREQUENTEMENTE ACCADE CONCRETAMENTE LUNGO QUELLA ROTTA, VERSO LE ACQUE DELLA SOMALIA. 

1) Verso le ore 16.30 , l ’ufficiale di guardia in plancia,informa la Sicurezza,della presenza di un'imbarcazione oggettivamente presente sul “radar” ma priva del numero Identificativo, che viaggiava a prora dritta dell’unità navale Enrica Lexie, con una rotta a puntare verso la loro direzione; 

2) Monitorata costantemente sia con il “radar” sia “otticamente”, questa risultava essere un’imbarcazione di piccole dimensioni. 

3) A quel punto alla distanza di circa 800 yarde venne effettuata la procedura con : ripetuti flash ,i 3 colpi di sirena regolamentari e il mostrare le armi da parte dei nostri militari, ma senza ottenere alcun risultato,fu chiamata l’attivazione di sicurezza, mentre il dispositivo prendeva posizione, e uno dei due operatori già in posizione mostrava appunto l’arma AR 70/90 portandola ben in vista verso l’alto. Ma la cosa non servì a far cambiare rotta all’ imbarcazione. 

4) A distanza di circa 500 yarde fu effettuata la prima raffica di avvertimento in acqua, anche questa risultata inutile nel tentativo dissuadere tale imbarcazione ad allontanarsi , infatti persistette sulla sua rotta a puntare. 

5) Successivamente vi fu una seconda raffica di avvertimento in acqua a circa 300 yarde dopo che un operatore aveva dato l’allarme della presenza di persone con armi a tracolla a bordo, avvistati con l’ausilio del binocolo; 

6) Ma l’imbarcazione continuava ad avvicinarsi, e i due uomini hanno continuato ad effettuare il fuoco di sbarramento in acqua fin quando l’imbarcazione, a meno di 100 Yarde, finalmente cambiava la direzione defilando sotto il lato dritto della Lexie, scarrocciando da poppa. 

7) L’imbarcazione, una volta defilata non aveva una rotta definita, in quanto più volte , riprese la navigazione verso l' unità, mentre tutto il team della Sicurezza continuava a palesare le armi e flash , fino a quando l’imbarcazione a velocità spedita, si diresse in direzione di “mare aperto” allontanandosi definitivamente. 

8) Alle ore 17. 00 ltaliane fu ritenuto opportuno cessare lo stato di allarme antipirateria ,data la notevole distanza dalla minaccia. Si conoscono i dati di moto della petroliera, la direzione ( verso l'Egitto), conosciamo l'ora in cui vira e in cui arriva e che al momento dell'avvistamento dell'imbarcazione pirata , venne data tutta la potenza ai motori. Manca solo il dato del tempo della virata, ma il termine è delle 23.00 

9) Poco più lontano, c'era il peschereccio indiano St. Anthony che trasportava a sua volta 11 persone intorno alle 16.30 ore locali indiane.

Alle ore 22.20 una nave greca, la Olympic Flair segnala di aver subito un "Approach pirate attack” da due imbarcazioni.


Così la sera del 15 febbraio 2012,la guardia costiera indiana si ritrovò con un incidente subìto dalla nostra nave LEXIE alle 16,30,e la denuncia tramite radiotelefono inoltrata da un peschereccio poco dopo le 21,30, ma dichiarò che il St. Anthony rientrò alle 18.20 locali, avendo ricevuto l'allarme dei pescatori rientrati in tutta fretta, coi corpi dei due poveri defunti Ma in quel luogo, il 15 febbraio del 2015, il sole tramontò intorno alle 18.35 e il crepuscolo circa sino alle 19.47. 

Si evince quindi che il peschereccio rientrò già a notte inoltrata, dopo le 19.47, cosa che si vede benissimo nelle fotografie e nel filmati su you tube riguardanti l'approdo e il recupero delle vittime. I dati sicuri che abbiamo in possesso, sono : 1) l'orario dato alla stampa dalla Guardia Costiera Indiana, e confermato dal video di you tube, cioè le 22.25 dell' approdo al porto;

2) L'ora della sparatoria cioè le 16.15, per cui il tempo tra la partenza e l'arrivo è di 6 ore e 10 minuti.

3) Le distanze dante dal comandante della St. Anthony in due versioni diverse,che ci fanno porre la domanda se sia possibile che il peschereccio colpito e con due deceduti a bordo, possa essere rientrato così lentamente da metterci h. 6.10 min. Poichè nessuna delle 2 versioni fornite, giustifica la possibilità che a colpire i pescatori possano essere stati i nostri due militari.

Quindi due fatti avvenuti in orari e luoghi diversi diventano non si capisce come , uno solo perché la Lexie, viene collegata alla morte dei due pescatori nonostante le dichiarazioni del comandante del peschereccio St. Anthony e delle comunicazioni via radiotelefono. Ma la guardia costiera indiana non tiene conto della segnalazione della petroliera greca , anche se gli orari indicati proprio da essa :la Olympic Flair e dal peschereccio via radiotelefono coincidono.

In comune la nave greca e quella italiana hanno il colore nero e rosso della chiglia come venne descritto dai superstiti del St. Anthony.

La Lexie è l’unica che inverte la rotta per rientrare in porto, mentre la nave greca invece prende il largo.

A distanza di un anno dall’ accaduto, si  potè accertare la presenza di contractors a bordo dell’Olympic Flair della società greca Diaplous, dotati di armi e proiettili di calibro Nato (lo stesso rinvenuto nei cadaveri dei pescatori).

Ma un'altra domanda ancora sorge spontanea :

PUO’ UNO STATO SOVRANO DELEGARE LA GIURISDIZIONE DEI PROPRI MILITARI ( ART.97 CONVENZIONE SULL’ ALTO MARE DELL’ONU) AD UN ALTRO STATO?

Questa è la prima parte della spiegazione, poi c'è quella delle perizie balistiche ecc. ecc.

#Marò in India: Girone ostaggio? Si.... del menefreghismo italiano.

Un Presidente della Repubblica che nel suo ultimo discorso alla Nazione si dimentica completamente dei Fucilieri di Marina e non dice una parola su di loro. Si dimentica della promessa fatta a loro due quando vennero rimandati in India "ritornerete con onore".

Il Premier Matteo Renzi è a Courmayeur con la famiglia filmato a più riprese dalle televisioni nostrane, come se l'Italia avesse bisogno di vedere e sapere che chi si è preso l'impegno di governare, sta comodomente in vacanza sulla neve. Probabilmente lui è tranquillo perché "l'India è un paese amico dell'Italia".

Foto elbaorata da Maurizio Tentor
Massimiliano Latorre si trova al policlinico di San Donato Milanese Milano per essere sottoposto ad un intervento al cuore. Neppure con la tranquillità che QUALCUNO dello Stato si preoccupi di lui..... abbandonato anche qui in Italia. Magari con il senso di colpa di aver contratto l'ictus alla fine di Agosto e di aver messo nelle condizioni di OSTAGGIO il collega Salvatore Girone

Infatti il Ministero dell'Interno indiano ci fa sapere attraverso The Economic Times che la migliore garanzia per il ritorno in India dall'Italia del Fuciliere di Marina Massimiliano Latorre sia stata quella di non autorizzare Salvatore Girone a lasciare il Paese. "Il Ministero dell'Interno aveva messo nero su bianco che l'istanza (dello scorso dicembre) di Girone per una licenza natalizia in Italia dovesse essere fortemente criticata nell'udienza della Corte Suprema. Con l'argomento che la presenza di Girone in India era l'unica garanzia per il ritorno di Latorre". 

La compagna Paola Moschetti Latorre si sfoga nella sua Pagina di Facebook "Sono innocenti, stavano svolgendo il loro dovere. Spero che Massimiliano superi i suoi problemi di salute e ritrovi anche solo parte di quella serenità che l'ingiustizia che subisce gli sta togliendo di giorno in giorno, Salvatore possa finalmente far rientro dai suoi cari e sia restituito a noi tutti parte di quel che ci è stato sottratto ponendo fine a questa acuta sofferenza".  

Quale classe dirigente abbandona due Uomini dello Stato che hanno "obbedito a degli ordini" e che stavano svolgendo la loro professione per conto dello stesso???


venerdì 2 gennaio 2015

MARÓ 2015, TERZO ANNO DI UNA GRANDE VERGOGNA PER L'ITALIA! Il



Il Governo Renzi, stando alle notizie provenienti dall'India, nell'autocensura imposta invece in Italia, prosegue presunte trattative "riservate" nella speranza di risolvere una controversia con l'India decisamente aggravatasi da quando Renzi si é insediato a Palazzo Chigi. La "brillante" proposta formulata dal Governo dopo che lo stesso Presidente Renzi ha da mesi, come da lui stesso annunciato, preso in mano direttamente la questione anticipando che l'avrebbe onorevolmente risolta in tempi brevi. Renzi si é certamente avvalso dei preziosi suggerimenti di un team di eminenti funzionari e giuristi guidato,come reso noto con enfasi lo scorso luglio dall'allora Ministro Mogherini, dal grande giurista britannico Sir Daniel Betlehem, ben noto per aver difeso - e perso - la causa contro Israele sulla barriera di separazione in Cisgiordania. 

La proposta italiana, ancora secondo le fonti indiane, consisterebbe nel più totale "appecoronamento" - mi si passi eccezionalmente il termine - della storia diplomatica italiana, dopo il Trattato di Osimo degli anni '70,voluto dal PCI in piena Guerra Fredda. In questo senso il Presidente Renzi potrebbe ben rivendicare un DNA derivato da una tradizione refrattaria ai valori della Sovranità, dell'identità nazionale, dell'antipatia viscerale verso chi veste un'uniforme. 


L'incredibile offerta del Governo Renzi al Governo Modi prevederebbe:
1. scuse ufficiali dell'Italia all'India, per un crimine mai commesso; imputato dall'India a soldati italiani senza nessuna prova; asserito dalla giustizia indiana senza aver mai neppure concluso le indagini, o anche solo avviato un processo sul quale in ogni caso l'India non ha alcun diritto di giudicare ai sensi delle vigenti Convenzioni internazionali (UNCLOS);
2. pagamento di una cospicua somma di denaro (ovviamente del contribuente, non di chi ha elaborato la bizzarra profferta) ai famigliari delle povere vittime, a prescindere da qualsiasi previo accertamento di responsabilità sull'incidente;
3. la "concessione" dell'India all'Italia di processare Latorre e Girone sul suolo nazionale.

Per la millesima volta moltissimi di noi continuano a chiedersi quale sia questa formidabile "Ragion di Stato" che dovrebbe permettere tutto -rinunce di sovranità, ammissioni di colpe inesistenti, pagamenti sottobanco- nella soluzione della controversia con l'India; tutto tranne l'unica via dettata dal più elementare buon senso, dalla esistenza di precise procedure perfettamente applicabili al caso Marò, dalla disponibilità espressa da autorevoli Istituzioni Internazionali che si sono persino offerte di aiutare l'Italia senza che il Governo Renzi si sia neppur preoccupato di rispondere, o di attivarle come, i Ministri Mogherini, Pinotti, Gentiloni, nonché Vice Ministri e Sottosegretari vari vanno pubblicamente promettendo da diciotto mesi. Parlo della Croce Rossa Internazionale, dell'Alto Commissariato ONU per i Diritti dell'Uomo, dell'Arbitrato Obbligatorio Unclos, del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. 

Quali motivi incatenano in ginocchio l'Italia dinanzi all'India? Nessuno ce la spiega. Interessi economici? Influenze del malaffare? Sudditanze "psicologiche" di chi, in posizioni di responsabilità dovrebbe studiare meglio come si tratta e si negozia seriamente a livello internazionale, nella consapevolezza della propria dignità nazionale e dei propri diritti, senza pensare che tutto può sempre essere risolto con trovate estemporanee, al ribasso, facendo leva su pagamenti o concessioni, dietro fitte coltri di nebbia. Molti hanno mostrato sorpresa per il fatto che i Marò fossero assenti dal discorso di fine Anno del Capo dello Stato. Ma forse anche questo rispondeva alla "consegna del silenzio". 

Fonte:  https://www.facebook.com/ambasciatoregiulioterzi?fref=nf

#Marò in India: Già scontati tre anni, senza aver commesso il fatto.


C'è ancora chi scrive un sacco di cazzate manifestando una colossale ignoranza sul tema. C'è ancora qualcuno che sostiene che i Fucilieri di Marina hanno confuso un peschereccio a 8 nodi con un barchino d'assalto. Una minaccia è tale a 7 10 o 30 nodi se non reagisce alla dissuasione con segnali sonori, luminosi o radio!!! 
Perchè non si dice invece che i maró hanno sempre negato di aver sparato al Saint Anthony? L' unica cosa plausibile in questa farsa!!!

La relazione di Di Stefano resta sempre la più attendibile rispetto a quella di altri. Dobbiamo credere ai due ragazzi. Hanno dichiarato di aver sparato ad altra barca, di diverso colore e quello è Vangelo.

Vogliamo vedere che alla fine verrà fuori che ha ragione Tony Capuozzo: a uccidere i due pescatori è stata la Coast Guard Indiana, manco il team sulla Olimpic Flare. Ora è il tempo di chiudere una volta per tutte questa farsa. 

Questa è la nota dell'On. Elio Vito, Presidente della Commissione Difesa della Camera.
Auspico che il Parlamento non autorizzi la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali antipirateria dell'ONU e dell'UE. Una eventuale proroga, è scritto nella legge grazie ad un emendamento delle Commissioni Esteri e Difesa della Camera, dovrà essere valutata in base all'evoluzione della vicenda che riguarda i due Fucilieri di Marina. Purtroppo, ad oggi, nonostante belle parole ed annunci, una evoluzione positiva non c'è stata: anzi, recentemente, sono stati persino negati a Massimiliano Latorre ed a Salvatore Girone i permessi umanitari che loro stessi avevano richiesto. Auspico, pertanto, che il Governo, ed il Capo dello Stato, nell'emanare il nuovo Decreto Legge di proroga della nostra partecipazione alle missioni internazionali, tenga conto della volontà già manifestata dalle Camere, ed escluda quelle antipirateria. Sarà un segnale importante e doveroso da parte del nostro Paese a tutta la comunità internazionale (On. Elio Vito).

VOGLIAMO DARLO UN SEGNALE ALL'ONU E ALL'UNIONE EUROPEA O NO????