domenica 22 novembre 2015

#Marò in India: I CASTELLI DI CARTA STANNO PER CROLLARE.

L'analisi degli Annex effettuata dal Perito Giudiziario Luigi Di Stefano, presenti in questo sito www.seeninside.net/piracy sono state inserite anche in diversi Blog con lo scopo unico di dare maggior indicizzazione nella rete.

Ci sono state alcune migliaia di visualizzazioni, da quando sono stati pubblicati. Ottimo risultato direi. Ma per un semplicissimo motivo, il SILENZIO da parte dei numerosi lettori, ha confermato che non vi sono nell'analisi, parti attaccabili o contestabili. Esame N.1 superato quindi.

Ovviamente i soliti noti hanno provato e ricamarci sopra ma solo con supposizioni e congetture, più per partito preso che altro, ma nulla hanno contestato al lavoro del Perito.
Per questi motivi, sono fermamente convinto, che le ragioni dell'Italia, una volta riunitasi la neocostituita Corte Arbitrale, siano davvero forti anche per chiedere il rientro in Patria di Salvatore Girone e per pretendere la non ripartenza di Massimiliano Latorre. 

Anche se questa Corte ha il solo compito di decidere chi ha la Giurisdizione sul Caso Enrica Lexie, tutti gli elementi a disposizione della difesa dei due Fucilieri, non potranno non essere presentati e sono convinto che Sir Daniel Bethlehem, diciamo così, una sbirciata a questo encomiabile lavoro di analisi, l'ha sicuramente data.

Un gruppo di Amici, tra noi sostenitori, si è prodigato a tradurre dall'italiano all'inglese tutto il lavoro di Di Stefano e appena possibile lo andremo a "postare" in tutti i siti indiani. 

domenica 15 novembre 2015

Orrore, rabbia, smarrimento e voglia di capire.



L'orrore è un groppo alla gola, un pugno allo stomaco che toglie il respiro. Arriva lento, ci vogliono alcuni secondi prima di capire che le immagini da Parigi raccontano una tragedia reale. Non sono una fiction, un film, un servizio da talk show. E' vero, sta accadendo ora, un venerdì sera qualunque, mentre - seduto sul divano di casa - col telecomando fai zapping prima di andare a letto, dopo aver visto la partita della nazionale italiana o il documentario sulla Prima guerra mondiale. Adesso la guerra è lì, davanti agli occhi. La primitiva brutalità dell'uomo trasmessa in diretta con la tecnologia più moderna. 

Il sangue, il terrore, lo sgomento, l'incomprensibile comunicato via digitale terrestre. L'inferno di Parigi sbattuto nella quiete di casa tua, ti chiama in causa, ti induce a sospettare che nulla, anche nella tua vita, potrà più essere come prima. Sei incredulo. Ammutolito. Guardi Parigi e pensi all'Italia, ti sfiora il terrore che potrebbe capitare ai tuoi cari, da qualche parte. Il giornalista racconta che nel Bataclan sono in corso esecuzioni sommarie, e provi a dirti che non può essere vero. Che qui, in Europa, nella Parigi fonte di democrazia e civiltà, non può accadere. E' roba normale in Siria, in Iraq, in Afghanistan. Non qui da noi. Invece si. Ma senti - per un momento - che c'è qualcosa di sbagliato nel tuo ragionamento. E' la proporzione del lutto e del dolore: per quei massacri non provi lo stesso orrore di Parigi. Come se quelli fossero morti di serie B. 

La TV annuncia il blitz per liberare gli ostaggi. E' un istante, ma di nuovo ti chiedi se davvero stai vivendo questa cosa, che hai sentito nei film oppure nei resoconti giornalistici, ma non in diretta televisiva. Come se anche tu potessi entrare la dentro. Allo smarrimento subentrano la rabbia, la voglia di reagire impersonificata da quei poliziotti che fanno giustizia. Tifi per loro. Tuttavia, nel contrasto delle emozioni capisci che l'uccisione o l'arresto degli assassini non cambierà la sostanza: è una guerra che dobbiamo affrontare con gli strumenti del mondo libero.

Il blitz è finito. I giornalisti fanno intendere che ci potrebbero essere numerosi morti. Scatta il sentimento della solidarietà. Già prevedi i twitter, i messaggi, gli striscioni, le marce, le manifestazioni dei giorni a venire. Viva la Francia, viva la Repubblica, viva la democrazia. Sai che si tratta di vera partecipazione al lutto, di un rito collettivo per superare lo choc, per ripetersi che siamo più forti di loro. Ma intuisci che non basta per nulla. Che, personalmente, bisogna andare oltre all'emotività.

Mentre scorrono le immagini delle ambulanze, dei feriti, dei lenzuoli che coprono i morti, ti prende lo smarrimento. Pensi che bisogna soprattutto capire, che non ci sono risposte semplici a problemi complessi. Che occorre leggere, informarsi, ragionare a mente fredda. Che il problema non dev'essere delegato solo ai Governi e ai politici, che bisogna fare qualcosa nella nostra vita quotidiana. Da oggi, qui. Perché a sconfiggerci, non sarà il terrore, ma l'impotenza.

di Enrico Mirani
Giornale di Brescia

venerdì 13 novembre 2015

Marò e il castello di carte indiano - Annex 8 Scena del crimine: il sopraluogo.

Scene examination report No. B1-873/FSL/2012, 19 April 2012
In questo documento gli inquirenti indiani esaminano la scena del crimine:
  1. Salme
  2. Petroliera Enrica Lexie
  3. Peschereccio St. Antony
Ci interessa per le conclusioni a cui giunge:

ANNEX 8 Le conclusioni
ANNEX 8: Conclusioni finali
  1. I proiettili sono sparati da fucili cal. 5.56;
  2. La direzione della traiettoria è verso il basso.
Quindi ci troviamo di fronte a conclusioni precise, ma di cui dobbiamo trovare riscontri nel testo del documento.

Il documento

Si tratta di un documento in 5 pagine (cinque!) in cui si esaminano:
- Due salme di persone uccise con armi da fuoco
- Una petroliera da 50.000 tonnellate
- Il peschereccio
Al peschereccio sono dedicate 2 (due!) pagine in cui si rilevano gli impatti di tre proiettili che hanno colpito l'imbarcazione, che è fatta interamente in legno.
Il sopralluogo è fatto il 17 febbraio 2012, quindi 2 giorni dopo i fatti.
Queste le misure dei fori rilevati:
  1. Proiettile n. 1
  2. - ovale di 80,1x 13,5 mm
  3. - ovale 22,1x 9,7 mm
  4. - ovale 51,2x 16,7 mm
  5. - ovale 7x 5,6 mm
  6. Proiettile n. 2
  7. - ovale 5,5 x 2,2 mm
  8. - ovale 4,2x 3,6 mm
  9. - ovale 3 x 2,2 mm
  10. Proiettile n. 3
  11. - ovale  5,1 x 5,5 mm
  12. - ovale  5,3 x 5,7 mm
  13. - ovale  7,7 x 26,9 mm
  14. Regolatore
  15. - 6,1 x 6,5 mm
  16. - 6,4 x 4,8 mm
  17. - 5,5 x 7,1 mm
  18. - 4,8 x 4,7 mm

Discussione

proiettili sparati da fucili cal. 5.56

Si può affermare che sulla base dei dati rilevati le conclusioni a cui giunge il documento (proiettili cal. 5.56 mmsono assai stravaganti.

Anti Piracy AK Rifle
ANNEX 8: Fucili AK Impiegati nei servizi di Marine Security

Per chiarire il concetto possiamo citare l'esistenza documenta nell'area di fucili mitragliatori della serie "AK" di fabbricazione ex sovietica, cinese e di altri paesi, che possono essere in calibro 7.62x39mm (AK47) e dal 1974 in calibro 5.45x39mm (AK74).

Anti Piracy AK74 Rifle
ANNEX 8: Esercitazione anti-pirateria. Tutti gli operatori utilizzano AK74

Il calibro 5.45 mm è appena 11 centesimi di mm (11/100) più piccolo del 5.56mm e qui si vorrebbe che il funzionario indiano abbia potuto distinguere a occhio nudo una differenza di 11/100 di millimetro (0.004 inch) e quindi concludere che si tratta di fori di proiettili cal. 5.56mm;

5.56vs5.45
ANNEX 8: Comparazione calibri: 5.56 vs 5.45
Il tutto su fori fatti sul legno, senza considerare che in mare il legno si inumidisce, si gonfia etc... (è notorio che le parti in legno delle imbarcazioni se danneggiate o scheggiate vanno immediatamente protette con apposite vernici, altrimenti si infradicia tutto)
Anche in un video del 7 marzo 2012 relativo a un sopralluogo sul St. Antony che non risulta in atti giudiziari appare che queste analisi tecniche furono eseguite senza particolari dotazioni tecniche.
Video VENAD News del 7 marzo 2012

Traiettorie "downwards" (verso il basso)


Nel documento mancano del tutto fotografie, disegni,ricostruzioni in 3D che ormai sono alla portata di tutti ed essenziali per ricostruire la "scena del crimine".
Non sono state ricercate le tracce ematiche per stabilire dove sono cadute le vittime.
Non sono stati fatti prelievi per stabilire la presenza e la natura di residui di polvere da sparo (rilevabili a livello di molecole con lo spettrometro di massa).
E così via.

Classici elementi di un sopralluogo

Il sottoscritto analizzando la traiettoria sull'unico foro di proiettile di cui è possibile rilevare da immagini pubbliche sia il foro di entrata che quello di uscita è arrivato a conclusioni opposte riguardo alla direzione "alto verso basso".
Vedere il documento al link: seeninside.net/piracy/esposto2.pdf
La traiettoria esaminata è praticamente orizzontale, del tutto incompatibile con spari dall'altro dell'ala di plancia di destra (24 metri sul mare) della Enrica Lexie. Quindi il sottoscritto giudica che anche le traiettorie "downwards" siano come il calibro 5.56mm: campate in aria.

Aspetti di procedura penale

Il giorno 17/2/2012 i due militari italiani non erano ancora stati arrestati, ma successivamente, e purché questo sopralluogo non abbia eseguito atti non ripetibili, l'analisi tecnica del peschereccio andava rifatta alla presenza degli esperti nominati dalla difesa, secondo la normale metodologia e con strumenti tecnici adeguati.
Questo non è avvenuto, e ad aprile 2012 il St. Antony è stato riconsegnato al proprietario che lo ha affondato, pregiudicando qualsiasi ulteriore analisi.
Successivamente è stato tirato in secca e abbandonato alle intemperie, aperto a chiunque (ci sono video di troupe televisive salite a bordo per girare filmati)
Per cui ormai il relitto è inutilizzabile ai fini giudiziari.

Il St.Antony in abbandono a Neendakara


Conclusioni

Questo "sopralluogo" sulla scena è inconsistente nella metodologia e fuorviante nelle conclusioni.
Serve unicamente a creare un'altro documento dove si proclama la "colpevolezza italiana" senza la base di una evidenza non dico probatoria, ma nemmeno indiziaria.
Qui non si vuole sostenere che il funzionario di polizia (NISHA NG, che ritroveremo come firmatario della "Perizia Balistica") sia uno sprovveduto che misura i fori col metro a nastro e conclude coi centesimi di millimetro. Al contrario, trattandosi di persona con adeguate competenze professionali, sapeva benissimo cosa stava facendo.
 
Di Luigi Di Stefano 
Fonte: seeninside
 

Marò e il castello di carte indiano - Annex 7 Perizia Balistica

In questo documento si esamina lo "ANNEX 7" ai documenti indiani depositati al Tribunale di Amburgo.

Ballistic Expert Report n. B1-1001/FSL/2012, 4 April 2012
www.seeninside.net/piracy/itlos-annex-07.pdf

Una Doverosa Premessa

Questo documento non dovrebbe neanche essere discusso. Per decisione del Tribunale di Kollam del 29/2/2012 i Consulenti Tecnici della difesa (di seguito C.T.), due ufficiali dei Carabinieri esperti di balistica, non furono ammessi alla Perizia Balistica.
E quindi questo documento prodotto senza i tecnici della difesa giudiziariamente è "NULLO", in Tribunale sarebbe ricusato dall'avvocato difensore e la Perizia Balistica rifatta daccapo rispettando i diritti della difesa.
E' ovvio che a tre anni e mezzo dai fatti questo non è più possibile: il St.Antony è stato prima affondato e poi ricoverato su un prato aperto a tutti, le armi sono rimaste nella esclusiva disponibilità degli inquirenti indiani che ne possono aver fatto quello che vogliono. Il processo penale ha le sue regole e chiedendone il rispetto la difesa esercita un diritto e adempie un dovere.
I timbri dei "Carabinieri - Reparto Investigazioni Scientifiche" che trovate nel documento non dimostrano, come si vorrebbe far credere, che essi hanno partecipato a questa Perizia Balistica. I timbri sono relativi agli atti di sequestro delle armi e dei materiali (26/02/2012) e forse alle "prove di sparo" (ndr: link a video esplicativo) dove si spara con le armi in acqua o nel blocco di gelatina balistica per recuperare i proiettili che poi vannoconfrontati con quelli repertati (ndr: link a video esplicativo) sulle vittime o sulla scena del crimine (il peschereccio).
Ma a questa ultima fase, che poi è la perizia balistica vera e propria i Carabinieri sono stati esclusi. Quindi questo documento ha valore giuridico "zero".

Iter Ballistic Report
L'iter seguito per la formazione del "report"

L'altro punto è che questo documento non è una perizia balistica, manca tutto quello che dovrebbe essere in una perizia balistica:fotografie, pesi, dimensioni, microscopio comparatore, gas cromatografico, spettrometro di massa etc.
Infatti è titolato "report", è un rapporto.
.
In assenza di veri e propri standard internazionali i laboratori scientifici delle principali Polizie redigono i loro "atti peritali" secondo le raccomandazioni emanate dallo SWG (SWGGun - Linee Guida per la documentazione degli esami di munizioni e loro componenti) e dalla IAI.Che prevedono una documentazione ben più esaustiva di quella giunta a noi dal Kerala.


SWGGun Guidelines

SWGGun Guidelines (stralcio)
Ma questo Ballistic Report va comunque esaminato in quanto è stato depositato come allegato a un documento scritto indiano depositato il 4 agosto 2015 allo ITLOS di Amburgo in cui si ribadisce perentoriamente con il supporto di 56 allegati, fra cui questo, la colpevolezza dei due militari italiani in ordine alla responsabilità per la morte dei due pescatori sul peschereccio St.Antony.
E quindi entra di fatto nell'impianto accusatorio indiano contro i due militari italiani.

Analisi del Ballistic Expert Report

Il documento di 36 pagine comprende:
  1. reperti provenienti dalle salme, quali proiettili, magliette, garze, pelle, unghie.
  2. armi, munizioni, giubbotti antiproiettile e canne di ricambio sequestrate sulla Enrica Lexie
  3. frammenti di proiettile repertati sul peschereccio St.Antony.

Quante armi hanno sparato

Il primo punto da chiarire per evitare equivoci e deduzioni da letture superficiali è: quante armi hanno sparato.
Nel testo si legge che: "presence of the compound nitrite detected on the barrel washing collected from item n. 6, 11, 13, 14 e 15.1" (presenza di composti nitriti rilevato sul lavaggio delle canne alla voce n. 6, 11, 13, 14 e 15.1)
Quindi su quattro fucili (di seie una canna di ricambio sono stati rilevati residui di polvere da sparo. Il che è del tutto ovvio trattandosi di armi o parti di armi, che possono aver sparato per esercitazione o servizio operativo anche in tempi molto antecedenti alla verifica.
I due fucili che non avrebbero sparato magari (ipotesi) potevano avere le canne nuove di fabbrica. La verifica è stata fatta sulle canne (barrel washing), se la facevano ad esempio sugli otturatori forse risultava che avevano sparato tutti e sei.

Spectografo di Massa

Durante l'incidente erano di turno di guardia i fucilieri Latorre e Girone, e sono loro ad aver sparato per ammissione e univoche testimonianze dei presenti.


Elementi inutili alla presente trattazione

Una serie di elementi inutili per questa analisi sono esclusi dalla stessa: garze, pelle, magliette, munizioni, giubbotti, caricatori etc.
L'unico elemento di interesse sono le tracce di "copper" (rame) su alcuni reperti che verranno trattate in seguito.
Ora si vuole entrare direttamente al centro dell'eventuale disaccordo interpretativo: stabilire se i proiettili repertati sulle salme appartengano o meno a quelli in dotazione al team militare italiano.

Verifiche di Corrispondenza Proiettili

Valentine Jelestine

Come si vede secondo questo Ballistic Report il fucile alla vocen.11 (Beretta SC 70/90 B18584H) ha sparato il proiettile repertato durante l'autopsia nella salma di V. Jelestine.
Si deve rilevare una macroscopica contraddizione in quanto le misure del proiettile repertato nell'autopsia di V. Jelestine sono completamente diverse da quelle del proiettile calibro 5.56mm in dotazione ai militari italiani (vedi Analisi ANNEX 4), come si può agevolmente verificare dall'immagine sottostante.

bullet#1
ANNEX 7: Bullet #1

Le misure descrivono un proiettile molto più grande di quelle dei proiettili in dotazione ai militari italiani e corrispondono con minime differenze a quello del proiettile della cartuccia 7.62x54R;

comparazioni calibri

Inoltre il proiettile viene indicato come "disfigurato" mentre in autopsia non vi è cenno che il proiettile repertato su V. Jelestine fosse "disfigurato".
Poiché l'evidenza è macroscopica e non si può sostenere che un proiettile calibro 7.62mm passi attraverso una canna di fucile calibro 5.56mm l'unica ipotesi possibile è che il proiettile esaminato non sia quello repertato nell'autopsia.

Conclusioni per Valentine Jalestine

Il proiettile repertato nell'autopsia non è quello indicato come tale nel Ballistic Report.
L'evidenza è macroscopica.

Jaees Pinku

Come si vede secondo il Ballistic Report il fucile alla voce n.14(Beretta SC 70/90 B18896H) ha sparato il proiettile repertato durante l'autopsia nella salma di J. Pinku.
Rivediamo le misure del proiettile repertato durante l'autopsia nella salma di J. Pinku. (vedi Analisi ANNEX 4)
"A metallic bullet of length 2,4cm and maximum circunference 1,9cm with a point tapering was found in the spleen covered by blood clot. - The bullet was found compressed at the base and the base measured 0,7x0,4cm"
Un proiettile metallico di lunghezza 2,4cm (ndr: 24mm) e massima circonferenza 1,9cm (ndr: diametro 6,05mm) con una rastrematura a punta è stato trovato nella milza coperto da coagulo di sangue. - Il proiettile è stato trovato compresso alla base e la base misura 0,7x0,4cm

bullet#2

ANNEX 7: Bullet #2
Ci troviamo quindi di fronte a un proiettile compresso e deformato dall'urto evidentemente contro ossa molto resistenti, come conferma il passo seguente:
"The coastal cartilage was found fractured an fragmented and the following organs transfixed in that order..."

La cartilagine della costola è stata trovata fratturata e frammentata e i seguenti organi trafitti in questo ordine...

Anche le dimensioni della lacerazione dovuta all'ingresso del proiettile sono incompatibili col foro di ingresso lasciato da un proiettile calibro 5.56mm.
"Lacerated penetrating wound of entrance 2,7x1,6 cm"

Ferita lacerata penetrante di entrata 2,7x1,6 cm (ndr: 27x16mm)


Discussione

E' evidente che se il proiettile è descritto come disfigurato e compresso nell'autopsia è di lunghezza 24mm, in origine la lunghezza era maggiore di 24mm.
Il proiettile della cartuccia 5.56x45mm in dotazione ai militari italiani è lungo 23mm, e se fosse "compresso" da un urto avrebbe una lunghezza minore di quella nominale, non maggiore.

Conclusione per Jaees Pinku

Il proiettile repertato nell'autopsia non è quello indicato come tale nel Ballistic Report.

Elementi di corrispondenza fra il proiettile cal. 5.56mm e quelli indicati come provenienti dalle due salme, descritti dal Ballistic Report (pag. 33 di 36)


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ANNEX 7: page 33 of 36

Due proiettili di munizioni ordinarie e traccianti, contenuti alle voci 22.1 e 22.2 (ndr: cartucce calibro 5.56x45furono disfigurate il laboratorio. I parametri fisici (ndr: le misuredel proiettile della munizione ordinaria contenuta alla voce n. 22.1 e della munizione tracciante contenuta alla voce 22.2 furono trovati approssimativamente simili ai proiettili contenuti alla voce 1.4(ndr: Pinku) e 2.3 (ndr: Jalestine).

In sostanza: erano comunque proiettili! Comparando una utilitaria e una Ferrari il Forensic Science Laboratory potrebbe dirci che sono entrambe automobili!




Terzi: Sui risultati della Perizia Balistica (LA7, 6 Aprile2013)
E' evidente che con il "approssimativamente simili" non si arresta e non si condanna nessuno, e il C.T. della difesa fatica molto a non lasciarsi andare a commenti irriguardosi.
Nelle conclusioni di questo Ballistic Report si dichiara perentoriamente che i proiettili sparati dai due fucili sottoposti a test "sono" quelli repertati nelle salme delle due vittime, mentre in realtà sono solo "approssimativamente simili", a dire che "non sono". E' utile ricordare che il Tribunale vive di certezze, le "approssimative similitudini" non sono probatorie e in questo caso non sarebbero nemmeno indiziarie.
Sarebbe di proscioglimento dei due accusati.

Analisi Relativa ai Frammenti di Proiettile Repertati sul Peschereccio St.Antony

Durante il sopralluogo eseguito dal Dr. NISHA (lo stesso firmatario del Ballistic Report) il 17/2/2012 sul peschereccio St.Antony esaminando i fori sulle parti in legno e i frammenti di proiettile recuperati si giunse alla conclusione che i proiettili stessi erano calibro 5.56mm, e quindi due giorni dopo si giunse all'arresto dei due militari italiani.
Esaminando il rapporto "Scene examination report No. B1-873/FSL/2012, 19 April 2012" (vedi Analisi ANNEX 8) messo a disposizione dallo ITLOS il 27/8/2015 è apparso chiaro che l'esperto non poteva apprezzare a occhio i centesimi di millimetro con l'ausilio del metro a nastro, e quindi la conclusione sul calibro dei proiettili era "campata in aria". Ma questa conclusione rese possibile l'arresto dei due militari italiani.
Verifichiamo ora esaminando le risultanze del Ballistic Expert Report (ANNEX 7) se dai frammenti di proiettile repertati in quella occasione esistessero elementi tali da giustificare le conclusioni che i proiettili giunti sul peschereccio St.Antony fossero calibro 5.56mm;

Voce 31.1 - Frammento di proiettile repertato sul tetto del peschereccio (lato posteriore)


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ANNEX 7: page 35 of 36

Il mantello frammentato del proiettile, contenuto nella voce31.1è similare al mantello del proiettile ordinario contenuto alla voce 22.1; Non è possibile stabilire se i pezzi frammentati del mantello sono scaricati attraverso ognuna delle armi o delle canne di ricambio coinvolte in questo caso o no.

Stiamo parlando del mantello esterno del proiettile spesso qualche decimo di millimetro, o meglio di "frammenti del mantello esterno"

frammenti
ANNEX 7: Frammenti di proiettile

Vediamo ora di che frammenti si tratta.

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ANNEX 7: page 34 of 36

I materiali contenuti alla voce 31.1 includono (ndr: compreso minuscoli pezzi di legno) il mantello rotto di un proiettile sparato, con sei righe di pieni e cave. Il peso era di 0,89 grammi ed aveva le dimensioni di 13,7x6,7mm. I componenti metallici di un proiettile ordinario smontato e quello contenuto alla voce 31.1 sono similari.


Discussione

Appare evidente che da un pezzo di mantello così minuscolo non si potesse stabilire durante il sopralluogo sul peschereccio St.Antony che i proiettili fossero calibro 5.56mm.
Anche l'esame fatto in questo Ballistic Report non può stabilire se questo frammento sia stato sparato da una delle armi sequestrate, limitandosi a una condizione di "similarità" con il mantello dei proiettili cal 5.56 sequestrati.
E' bene chiarire che "similare" non significa nulla, moltissimi proiettili militari hanno incamiciature (mantello) praticamente identico, fatto di leghe metalliche simili o identiche.
Basta guardare l'immagine a seguire per rendersi conto che un giudizio di similarità nella comparazione non dimostra nulla.

proiettili blindati
ANNEX 7: Proiettili blindati (FMJ) di calibri diversi

Ma in Italia nell'aprile 2012 fece scalpore la notizia di fonte indiana che indicava la "compatibilità delle rigature" fra i proiettili repertati e le armi sequestrate, e che venne da molti interpretata come "la prova della colpevolezza" dei due accusati.


MARO', PER LA PERIZIA ARMI COMPATIBILI. QUEI FUCILI HANNO UCCISO I PESCATORI

(LA STAMPA DEL 10.04.2012)
(...) Parlando telefonicamente all’ANSA, la responsabile del dipartimento di balistica N.G. Nisha ha confermato i risultati delle prove condotte su otto armi (oltre ai sei fucili Beretta, due mitragliette FN Minimi di fabbricazione belga) e precisato che il rapporto sui test di tiro, la balistica e le impronte digitali è stato consegnato al magistrato. "Dopo aver esaminato i proiettili recuperati dai cadaveri delle vittime abbiamo stabilito che sono compatibili con le rigature delle canne di due fucili", ha detto.

Poiché l'unico riferimento alle rigature contenuto nel Ballistic Report è questo del frammento 31.1 è utile verificare se queste "compatibilità delle rigature" fossero realistiche o non si sia trattato piuttosto di un abbaglio, o altro.
Rivediamo la descrizione del frammento:

I materiali contenuti alla voce 31.1 includono (compreso minuscoli pezzi di legno, nda) il mantello rotto di un proiettile sparato, con sei righe di pieni e cave. Il peso era di 0,89 grammi ed aveva le dimensioni di 13,7x6,7mm. I componenti metallici di un proiettile ordinario smontato e quello contenuto alla voce 31.1 sono similari.

Poiché il fucile Beretta SC 70/90 in calibro 5.56mm ha la canna con 6 rigature destrorse e passo 178mm, ad un valutazione superficiale la notizia sembra avere fondamento: 6 rigature sono sul pezzo 31.1 e 6 rigature sono nella canna del fucile italiano!

rigature
ANNEX 7: Le rigature della canna impresse sul proiettile al momento dello sparo

In realtà se sviluppiamo la circonferenza del proiettile cal. 5.56 otteniamo una dimensione di sviluppo pari a 17.5mm.
Il frammento 31.1 con le 6 rigature è di dimensione 13.7mm, quindi minore (vedi le differenze dimensionali nell'immagine sotto)

rigature1
ANNEX 7: Sviluppo in piano del mantello di un proiettile 5.56 (blu) comparata al referto 31.1 (rosso)

Sopra: a sinistra in blu lo sviluppo in piano del mantello esterno di un proiettile calibro 5.56mm; a destra in rosso il pezzo 31.1. Ovviamente entrambe i pezzi hanno le 6 rigature.
E' evidente anche a un esame superficiale che il frammento di cui alla voce 31.1 così come è stato descritto:
- non può avere le rigature compatibili con quelle del Beretta SC 70/90;
non può essere parte di un proiettile cal. 5.56.

rigature2
ANNEX 7: Mantello di un proiettile 5.56 (blu) comparata al referto 31.1 (rosso) #1

Nell'immagine sopra sono rappresentate in scala (tranne la profondità delle rigature, per chiarezza di esposizione) le sezioni di:
- a sinistra (blu) sezione di proiettile cal. 5.56mm passato attraverso la canna.
- a destra (rosso) sezione del proiettile originario del mantello alla voce 31.1
Le misure di diametro sono quelle del calibro nominale (quelle reali si discostano di alcuni centesimi di millimetro (4/100) per chiarezza espositiva.
- BLU: si apprezza il diametro esterno del proiettile, l'angolo dei pieni e dei vuoti di 30° (360°/12)
- ROSSO: si apprezza l'arco di cerchio di 13.7mm corrispondente alla dimensione del lato più lungo del frammento 31.1; che copre un arco di 282,35° (360° - 77,65°)
Si apprezza che l'arco di cerchio lungo 13.7mm con impresse 6 rigature (6 vuoti + 6 pieni) come descritto nel Ballistic Reportmostra una misura dell'angolo di 23,53°, completamente diverso dai 30° delle rigature del fucile Beretta SC 70/90.

rigature3
ANNEX 7: (3D) Mantello di un proiettile 5.56 (blu) comparata al referto 31.1 (rosso) #2

La visione 3D aiuta a comprendere quanto prima descritto.

Conclusioni analisi frammento 31.1


- Il frammento 31.1 descritto in Ballistic Report dimostra che non può provenire da un proiettile cal. 5,56mm: gli angoli di rigatura sono completamente diversi.
Non c'è nessuna "corrispondenza delle rigature" con il fucile Beretta AR 70/90
Il frammento 31.1 descritto in Ballistic Report dimostra che i colpi giunti sul St.Antony non sono stati sparati dai militari italiani.

Voce 31.2 - Frammenti di proiettile repertati nella zona del cilindro del gas del St.Antony


brano4
ANNEX 7: page 34 of 36

Il pezzo metallico contenuto alla voce 32.1 e uno "steel core" di un proiettile
Lo "steel core" è un nucleo di acciaio posto all'interno del proiettile per esaltarne le capacità di penetrazione nei "bersagli duri" (acciaio degli elmetti, giubbotti antiproiettile, etc)
Praticamente ogni proiettile militare ha varie versioni (ordinario, tracciante, a salve, blindato... etc). Nell'immagine sotto le varie versioni del proiettile 5.56x45mm.

steelcore
ANNEX 7: I diversi tipi di 5,56x45 e alcuni tipi di steel core
Infatti nello stesso Ballistic Report si indica che non si può indicare una corrispondenza fra questo steel core recuperato e quelli ricavati da disfigurazione dei proiettili sequestrati.

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ANNEX 7: page 35 of 36

Le tracce di "Copper" (rame)


Su alcuni reperti colpiti da proiettili sono state rivete tracce di Copper (rame) probabilmente a seguito dell'impatto del proiettile stesso.
La gran parte dei proiettili di armi da fuoco sono incamiciati con leghe metalliche contenenti rame, quindi l'evidenza "rame" è ininfluente ai fini delle indagini.

ANNEX 7: Conclusioni

Il Ballistic Report che pur fece grande scalpore in Italia quando ad aprile 2012 ne uscirono anticipazioni sui media è un documento contraddittorio, che contiene delle "conclusioni" e l'esatta negazione delle stesse.
L'esame tecnico è inesistente: una volta eliminato l'orpello si limita alla affermazione perentoria che i due proiettili repertati nelle due vittime sono stati sparati da due dei fucili sequestrati ai militari italiani, per poi smentirsi con una identificazione di "approssimativamente simili" (approximately similar). Sempre proiettili sono!
Il pezzo di mantello alla voce 31.1 recuperato su peschereccio, in cui si vogliono mettere su una dimensione di 13.7mm le 6 righe che nella canna del Beretta stanno su 17.5mm può suscitare ilarità. Sempre rigature sono!
Quindi il Ballistic Report è ininfluente dal punto di vista giudiziario per:
  1. Nullità giuridica perché prodotto contro i diritti della difesa;
  2. Palesi contraddizioni fra le conclusioni e quanto esposto nel testo del documento.
Ora, a parere del sottoscritto, la NIA potrà portare anche cinquecentomila testimoni disposti a giurare di aver riconosciuto dalle coste del Kerala Latorre e Girone che dalla Enrica Lexie sparavano sul peschereccio St. Antony.
Ma le dimensioni dei proiettili repertati nell'autopsia sempre quelle rimangono.
I media italo-indiani potranno anche scrivere che una "nuova perizia" (il Ballistic Report appunto) smentisce la "vecchia perizia" (l'autopsia!) dimostrando la "colpevolezza italiana", ma questo non cambia lo "approximately similar" che indirettamente conferma quanto indicato in autopsia.
Rimane il fatto che il Ballistic Report (ANNEX 7) e il sopralluogo sul peschereccio St.Antony (ANNEX 8hanno voluto dare l'aurea della scientificità a un pregiudizio di colpevolezza consentendo le accuse e l'arresto dei due militari italiani, che invece dovevano essere prosciolti lo stesso giorno delle autopsie, appena letti i referti e controllato il calibro delle loro armi.
Roma li 04/10/2015
Di Luigi Di Stefano 
Fonte: seeninside